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Zootecnia e riforma Pac lo scenario di carne e latte


Di ritorno dalla partecipazione all’interessante Convegno sulla Riforma Pac organizzato dalla Cia, facciamo il punto sull’argomento specifico della zootecnia partendo proprio dalle novità della nuova Pac 2014-2020 con il giovane, Alessandro Avagnina, membro dell’Agia di Cuneo.

“La riforma Pac di cui abbiamo appreso i più recenti, quasi definitivi, contenuti del nuovo sistema applicativo nel nostro Paese, si inserisce nel momento di seria incertezza che sta vivendo il nostro settore zootecnico, sia per il comparto bovino da carne che da latte – commenta Alessandro Avagnina -. Gli allevatori avrebbero bisogno di maggiori risorse a disposizione, il che non sarà possibile perché è ampliato il ventaglio dei settori agricoli che potranno usufruire degli aiuti diretti. Matematicamente, quindi, restando pressoché invariata la disponibilità finanziaria della UE per l’agricoltura, se si aggiungeranno 3 milioni di ettari di terreno a premio ai 7 milioni attuali, gli aiuti europei ed i titoli zootecnici saranno ridimensionati.
La trattativa in corso tra Ministero, Regioni ed Organizzazioni, sembra orientarsi sui 388 milioni di aiuti “accoppiati” di cui 200 (pari al 52%) andrebbero al settore zootecnico, pur in forme nuove per compensare in parte il taglio del 50% dei pagamenti diretti, per l’effetto dell’abolizione dei “premi zootecnia”. Sarà bene che abbiamo sempre ben presente la situazione generale del comparto zootecnico in Italia, dove il 90% della carne commercializzata proviene da allevamenti italiani storici, specializzati nell’ingrasso dei bovini da carne che acquistano i ristalli nel mercato europeo, poiché nel nostro Paese non si producono a sufficienza vitelli da carne e, di conseguenza, una bistecca su due è straniera. Ed in Italia il comparto dei bovini da carne nell’arco di un decennio ha perso il 5,4% rispetto al totale della produzione”. Molti Paesi europei già hanno definito i propri piani, prevedendo sostanziosi sostegni accoppiati (legati ai volumi produttivi) per il settore zootecnico. La Francia non ha perso tempo ed ha deciso destinare alla zootecnia quasi l’80% del budget disponibile per gli aiuti accoppiati.
“Questa scelta andrebbe fatta anche in Italia; non ha senso, e ci farebbe perdere competitività nel settore, distribuire “a pioggia” i premi accoppiati e non finalizzarli a comparti strategici.
Per quanto riguarda il comparto latte, poi – rileva Avagnina – stante l’uscita, nel 2015, dal regime delle quote latte, sarà bene pensare a qualche “paracadute” in modo da aiutare gli allevatori ad affrontare la “volatilità” che attualmente contrassegna i mercati lattieri internazionali, con quotazioni spesso in altalena. Ricordiamoci che solo 20 anni fa le stalle italiane da latte erano 200 mila e che oggi sono rimaste 38 mila e, come riportano le proiezioni degli analisti, caleranno ulteriormente, nei prossimi dieci anni, di un altro 30 per cento. La filiera del latte vale, in Italia, 27,8 miliardi di euro e, seppure alle prese con un trend discendente dei produttori, presenta un momento positivo sul fronte del mercato anche se desta non poca preoccupazione il dato della perdita di redditività per i produttori anche per effetto dell’aumento dei costi di produzione”.

(nella foro: Alessandro Avagnina)