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Voucher agricoli in Piemonte nessun abuso


I voucher, per la cui abolizione si andrà a votare – a meno di un intervento legislativo che ne modifichi radicalmente natura e caratteristiche – nella prossima primavera, sono un utile strumento per favorire l’emersione del sommerso o il cavallo di Troia attraverso il quale passa una mole impressionante di lavoro nero?

Pur non disponendo di dati precisi, possiamo senz’altro affermare che nella nostra Regione gli agricoltori hanno affatto abusato dei voucher e li hanno utilizzati soltanto per far fronte alle specificità del settore. L’impresa agricola ha l’esigenza di una flessibilità strutturata per tutte quelle tipologie di attività che non richiedono specializzazione, ma che sono indispensabili visto l’ineliminabile andamento stagionale delle produzioni agricole.
Stiamo parlando delle grande campagne di raccolta e dell’esigenza di avere strumenti normativi e amministrativi che consentano l’impiego intenso di manodopera, in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile.

A ciò si deve aggiungere che l’uso dei voucher nel settore agricolo è circoscritto a tre categorie: i pensionati, i giovani con meno di anni 25 “regolarmente iscritti ad un ciclo di studi presso l’Università o istituto scolastico di ogni ordine e grado” compatibilmente con gli impegni scolastici (i giovani devono comunque avere compiuto almeno i 16 anni di età e, se minorenni, devono possedere autorizzazione alla prestazione di lavoro da parte del genitore o di chi ne esercita la potestà genitoriale) ed i percettori di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito. Inoltre per gli imprenditori agricoli committenti il D.Lgs. 81 ha introdotto il limite dei 2000 euro netti annui (2.666 euro lordi) di compenso per singolo prestatore.

L’agricoltura dimostra che una regolamentazione seria può impedire l’abuso dei voucher. Oggi i voucher in agricoltura rappresentano meno del 2% rispetto al totale di quelli utilizzati.

Gabriele Carenini
vice presidente Cia Piemonte