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Vino, “la liberalizzazione non penalizzi la qualità”


“Non siamo contro la liberalizzazione del mercato del vino. Siamo contro una liberalizzazione senza qualità, una liberalizzazione che confonde il consumatore facendogli credere di bere una barbera piemontese, perché così leggerebbe sull’etichetta, quando la barbera doc è prodotta in Piemonte, nei territori d’origine del vitigno”.
Lo ha dichiarato Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e presidente di Arev, a Grinzane Cavour, nella giornata organizzata sabao 26 febbraio dall’Arev nei territori Unesco per discutere le questioni aperte sul fronte vino, a cominciare dall’ipotesi ventilata in sede di Commissione europea di svincolare il nome del vitigno dal territorio in cui viene prodotto.

“L’8 marzo incontreremo il Commissario europeo per l’agricoltura Phil Hogan e chiariremo con lui se il progetto di liberalizzazione senza qualità ha un futuro o meno”, ha precisato Chiamparino, che ha voluto ribadire l’obbiettivo dell’Arev, l’associazione delle regioni europee vitivinicole che rappresenta 75 regioni dall’Atlantico al Mar Nero: “Vogliamo valorizzare il modello europeo di viticoltura che punta sulla qualità e tipicità del prodotto, legato al territorio di produzione, con una grande attenzione agli aspetti ambientali e culturali di quel territorio”.

Per l’assessore regionale Giorgio Ferrero, che ha sottolineato come una liberalizzazione dei vitigni potrebbe portare perdite per la viticoltura piemontese fino a 400 milioni di euro, l’impegno a difesa delle denominazioni di origine è a sostegno della trasparenza e del consumatore: “Il luogo d’origine del prodotto deve essere indicato, nel vino come nel resto dell’agroalimentare. Il consumatore non può essere ingannato, la trasparenza è uno dei problemi principali dell’intero settore agroalimentare”.

Negli incontri Arev è stato affrontato anche il tema dell’agricoltura a forte pendenza: “E’ necessario sostenerla, pensiamo ai 360 ettari di produzione del Moscato, il Surì, e all’impegno che comporta per i produttori. Eppure il loro lavoro preserva non solo una tradizione, ma anche un territorio, il suo paesaggio, la sua bellezza. Per questo occorre immaginare una misura specifica del Per in aiuto a questa viticoltura eroica, figlia di un tempo che sembra tramontare, ma che ha ancora un senso”.
Alta la partecipazione ai due convegni organizzati nel pomeriggio, sul mercato internazionale del vino e sui vino del futuro.