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Vini, i Consorzi in mano ai grandi soci


La Commissione Agricoltura della Camera aveva in discussione due distinte proposte di legge (primi firmatari da una parte l’onorevole Oliverio e dall’altra l’onorevole Sani, entrambi del Pd) per semplificare le regole nel mondo del vino. Tra le numerosi disposizioni venivano stabilite anche nuove “modalità per l’esercizio del diritto di voto nell’assemblea del consorzio… per assicurare un’adeguata rappresentatività a tutte le categorie dei produttori” imponendo anche un tetto del 40% ai grandi soci.
Oggi, infatti, il “peso” del voto si misura in base alla quantità di produzione e le grandi imprese sono decisive. Nessuno disconosce l’importanza delle grandi imprese, soprattutto se fanno qualità, ma non è giusto che possano avere il totale controllo delle attività dei Consorzi, come avviene per alcuni vini, in particolare spumanti. Qualche giorno fa pero’ nella discussione per riunificare le due proposte la parte riguardante i consorzi è sparita.
“Le due anime della proposta – spiega l’onorevole Massimo Fiorio, astigiano, relatore della legge in commissione Agricoltura – hanno lavorato a una sintesi e la parte riguardante i consorzi è stata accantonata. Si trattava però – sostiene Fiorio – di una proposta sensata perché oggi la rappresentanza è sbilanciata a favore dei grandi produttori, ma una modifica non poteva riguardare solo il mondo vitivinicolo: doveva essere rivolta a tutto l’agroalimentare. Da parte mia ho ben chiare le esigenze dei produttori che protestano, ma le regole dei consorzi valgono per tutti, per cui dovremo affrontare la questione con un percorso legislativo ad hoc”.
L’auspicio è che non si sia trovata la scusa che bisogna fare una legge che riguarda tutto l’agroalimentare per rinviare sine die la questione di una migliore distribuzione della rappresentanza delle varie componenti nei Consigli di Amministrazione dei Consorzi di Tutela dei Vini a Denominazione d’Origine.

(Fonte: Cia Piemonte)