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Vigne e uve più sane con la ricerca genetica


“Dobbiamo abbassare il più possibile l’uso di trattamenti e farmaci in vigna, per i consumatori, per chi ci lavora e per chi vive nei territori vitivinicoli; dobbiamo abbassare i costi di produzione, e lottare anche contro l’invecchiamento ed il deperimento del patrimonio genetico di alcune varietà di vite che è in atto. E aprirci al nuovo, e nuove frontiere e filoni di ricerca”.
Lo ha detto il professor Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano, intervenendo all’Assemblea di assoenologi.

Lo strumento più potente per raggiungere questo obbiettivo, è quello della genetica. “O meglio della cisgenesi – ha ribadito Scienza – che non è transgenesi, perché lavora sui geni della vite, e non di altre specie. E questo consente di accelerare quello che è successo e succede in natura, come le mutazioni spontanee. E quindi di arrivare in tempi più brevi a varietà resistenti perché si aggiunge una parte di Dna di un’altra varietà di vite meno adatta alla produzione di vino di qualità, ma che sviluppa una resistenza importante in un’altra che invece lo è, o magari togliendo una parte di Dna che impedisce lo sviluppo di questa capacità che una varietà già ha, ma latente, che non riesce ad esprimersi”.

Ma la grande difficoltà, in questo senso, è superare la paura che c’è nei confronti della genetica stessa, che è una grande prospettiva, e non un pericolo o una speculazione.

“Dobbiamo crederci di più e superare velocemente queste resistenze culturali – ha aggiunto Scienza -, perché i tempi della ricerca sono lunghi, e non si può perdere altro tempo. Per arrivare alle nuove varietà resistenti, con l’Università di Udine, il progetto è partito nel 1998, e ci abbiamo messo quasi 20 anni”.

Le resistenze culturali però stanno pian piano cadendo. Si incomincia guardare con più fiducia a cose nuove per combattere fenomeni come il cambiamento climatico e per la lotta alle malattie.L’Italia sta conducendo un confronto serrato perché Bruxelles classifichi finalmente le tecniche di cisgenesi e genome editing diversamente dai vecchi ogm.

Un segnale positivo é arrivato dalla Legge di Stabilità, con la quale sono stati stanziati 21 milioni di euro per il finanziamento di un progetto di ricerca pubblica sul miglioramento genetico attraverso le nuove tecniche. Il piano è articolato su tre anni e la regia dell’operazione é gestita dal Crea, il centro di ricerca specializzato del Ministero delle politiche agricole.

(Fonte: Cia Piemonte)