Sezioni


Viaggio tra i peperoni devastati dalle cimici


Con Paolo Ambrogio, responsabile di zona della Cia di Cuneo, incontriamo Barale Doranna a San Rocco di Bernezzo ed assieme andiamo a visitare il suo campo di peperoni, di oltre una giornata piemontese. Riusciamo a fatica ad individuare il rosso, il giallo ed il verde di questo ortaggio fra le erbacce che hanno invaso il terreno, una desolazione, la stessa che leggiamo negli occhi della nostra accompagnatrice.

“Non valeva più la pena perdere tempo a raccoglierli, erano invendibili, imbruniti, decolorati, con macchie necrotiche, tutti deformati dalle punture, insomma molto sgradevoli alla sola vista, per non parlare della non edibilità stante il fetido sapore che emanavano”.
Anche le parole sono un di più che fatica a delimitare i contorni di quello che sta assumendo le proporzioni di un disastro. “Il lavoro di tanti mesi bruciato in poco tempo, peggio di una grandinata, una vera devastazione”.

Il campo di peperoni, solo fino a poco tempo fa un capolavoro estetico con file ordinate tracciate da cordicelle e canne di bambù, coltivato da Doranna con grande cura, un lavoro soddisfacente negli anni passati, prima in campo e poi a casa, sullo stesso rimorchio che aveva portato il raccolto nell’aia dove lei si compiaceva a selezionare l’ortaggio per colorazione, ora è un lontano ricordo.
“Il conto è salatissimo – continua Doranna -, la stima del danno annuncia un brutto colpo per la mia azienda. Ho dedicato inutilmente di giorno tanta fatica e di notte pensieri e speranze e, purtroppo, sono anche pessimista sulla possibilità di ottenere qualche indennizzo dall’assicurazione”.

A che cosa addebitare la colpa di questo disastro? Ne abbiamo parlato con il dottor Cristiano Carli, responsabile del settore orticolo dell’Agrion, il quale, con competenza, ci ha fornito la spiegazione. “Si tratta delle cimici, in particolare della Halyomorpha Halys, un insetto della famiglia delle Pentatomidae, che, negli ultimi anni, complici i cambiamenti climatici ed il progressivo innalzamento delle temperature, si sta diffondendo nelle nostre zone provocando danni rilevanti sulle coltivazioni di frutta ed ortaggi.

Per quanto riguarda il peperone è a seguito del taglio della soia e del mais, di questi giorni, che le cimici si riversano su tutte le specie a portata, peperone compreso. I danni diretti sono da ascrivere alle punture che le cimici fanno sui peperoni, provocando la comparsa di malformazioni, infossature imbutiformi, decolorazioni. In corrispondenza delle punture, si formano nella polpa grumi pietrosi, suberificazioni dei tessuti ed, inoltre, trasmettono ai prodotti sapori sgradevoli.
I peperoni così conciati diventano incommerciabili, ma anche inutilizzabili per il consumo famigliare. Essendo un insetto esotico da poco introdotto (è originario di Cina e Giappone, poi è passato negli Stati Uniti e dal 2012 è approdato nel nostro paese) anche i nemici naturali sono alquanto scarsi. Gli insetticidi, oltre a compromettere gli equilibri ambientali, sono di scarsa efficacia. Gli insetticidi biologici, quali il piretro o lo spinosad, sono acqua fresca e non ci sono differenze significative con quelli di sintesi. Questa cimice è tosta.
In una prova in semi-campo con Actara, uno degli insetticidi raccomandati dagli americani, abbiamo raccolto 100 individui moribondi: dopo 48 ore, 80 di questi erano di nuovo vivaci.
Nei casi migliori, alcuni insetticidi mostrano una buona azione di contatto sugli insetti in pianta. Ma il problema della cimice è che questa si sposta da una coltura all’altra, per cui è in grado di reinfestare facilmente un campo anche “trattato” da poco”.

La linea di ricerca più impegnativa ma più promettente resta allora quella dell’individuazione di limitatori naturali, sulla falsa riga di come si è intervenuti con successo sul cinipide del castagno. Sono state individuate già alcune specie di insetti presenti sul territorio, che parassitizzano l’Halyomorpha halys ma l’’efficacia è apparsa finora modesta. Come nel caso del castagno, dove si era importato il limitatore naturale dal Giappone, all’Agrion stanno effettuando ricerche sui limitatori naturali che tengono a bada le cimici nei paesi di origine. Per il momento il consiglio, che è stato fornito un mese fa, è quello di far proteggere queste colture con una rete anti-insetto ma gran parte dei produttori, soprattutto orticoli, è arrivata impreparata all’appuntamento”.

Gianfranco Falco