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Uova italiane penalizzate dalle importazioni


“E’ necessario poter accedere in via prioritaria ai contribuiti sullo sviluppo rurale per poter migliorare le strutture aziendali e rendere sempre più performanti e sicuri gli allevamenti”.
Lo sottolinea Oreste Massimino, presidente nazionale della Federazione di prodotto per il comparto avicolo commentando le proposte scaturite dalla riunione convocata di recente al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali per individuare misure a favore del settore avicolo.

“Non servono invece – precisa Massimino – interventi per pilotare il prezzo del pollo da carne perché il mercato è gestito dai soccidanti e non dagli allevatori che in qualità di soccidari non possono intervenire”.
Di conseguenza la proposta di creare una Cun avicola potrebbe non garantire effettivi benefici, considerate anche le difficoltà emerse quando la Commissione unica è stata testata in altri settori.

L’ipotesi di creare una cabina di regia a sostegno della filiera, ha aggiunto il rappresentante di Confagricoltura, è “condivisibile, a patto che effettivamente si proponga di indicare e realizzare percorsi virtuosi per il rilancio del settore”.

“Invitiamo – ha aggiunto Massimino – sia il ministero della Sanita sia quello delle Politiche agricole a prendere posizione contro campagne mediatiche diffamatorie nei confronti degli allevamenti definiti intensivi e contro le falsità che circolano sull’uso di ormoni ed antibiotici. Gli ormoni non si utilizzano assolutamente e si ricorre agli antibiotici solo a scopo terapeutico dietro prescrizione veterinaria”.

Per quanto riguarda il comparto delle uova il prodotto italiano è stato pesantemente penalizzato dalle massicce importazioni di uova provenienti dai Paesi extra-ue a prezzi inferiori ai costi di produzione italiani. “Da ormai un anno vendiamo sottocosto – spiega Michele Barbetta, vicepresidente nazionale del comparto avicolo per conto di Confagricoltura – a 50-60 centesimi al chilo quando il nostro costo di produzione è di 95-100 centesimi al chilo. Le aziende italiane non possono reggere il confronto con prodotti che arrivano nel nostro paese a prezzi bassissimi, in alcuni casi anche senza garanzie sulle modalità di produzione, questa è una concorrenza sleale”.

L’esponente di Confagricoltura ha insistito anche su un altro punto: “Il comparto si protegge con un sistema di tracciabilità più completo. Dobbiamo estendere l’obbligo dell’indicazione in etichetta del codice con le informazioni obbligatorie per legge come l’origine, anche ai prodotti che hanno l’uovo come ingrediente”.

(Fonte: Confagricoltura)