Ungulati, la Toscana sperimenta la tecnologia ad ultrasuoni per proteggere le aziende agricole e non provocare danni agli animali
Oltre 400 mila ungulati stimati in Toscana, regione seconda all’Austria come primato negativo per densità di ungulati. Con circa 80mila cinghiali abbattuti all’anno il fenomeno non si arresta e da problema grave diventa emergenza ambientale, economica e per la sicurezza pubblica. E’ necessario trovare una soluzione definitiva e strutturale, anche con proposte alternative. Ultrarep, la tecnologia ad ultrasuoni per l’allontanamento degli ungulati selvatici può essere una risposta.
Il progetto è stato presentato nel corso del convegno promosso da E.R.A.T.A. (agenzia formativa di Confagricoltura Toscana) “Progetto Ultrarep – Sistemi innovativi di difesa ULTRAsound Animal REPeller” per prevenire i danni alle colture causati dagli ungulati selvatici. Un progetto pilota che ha come obiettivo la protezione delle attività agricole e forestali con tecnologie innovative in grado di non arrecare danni agli animali e dal basso impatto ambientale. Avviato in via sperimentale in Toscana, è finanziato dal Bando “Sostegno per l’attuazione dei Piani Strategici (PS) e la costituzione e gestione dei Gruppi Operativi (GO) del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura (PEI-GO)” – annualità 2017.
Partners del progetto sono alcune imprese agricole toscane: Barone Ricasoli Spa Agricola (capofila), Società Agricola San Felice SpA, Azienda Agricola dell’Agnello Vilio, Azienda Agricola Meini Fabrizio. Con loro operano partners quali: NATECH Srl, CNIT-Consorzio Nazionale interuniversitario per le Telecomunicazioni, Dipartimento di Scienza della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, WWF Arezzo Onlus, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, E.R.A.T.A. – Ente di assistenza tecnica e formazione della Confagricoltura Toscana.
Si tratta del primo esperimento in Italia, nato da un’intuizione e poi diventato una possibile soluzione. “Ho installato dei dissuasori in un giardino, erano strumenti non professionali – racconta Massimiliano Biagi, agronomo e direttore tecnico della Barone Ricasoli Spa – ma funzionò. Da qui l’idea di realizzarli su larga scala grazie alla collaborazione con Natech srl, per proporre una soluzione che sia efficace e soprattutto non impattante per l’ambiente, oltre che meno costosa”. E non poco, se si pensa che le recinzioni costano ben 18 euro a metro. “Di dissuasori ne bastano pochi, anche uno ogni 30 metri, non impattano e soprattutto non hanno bisogno di manutenzione”.
La sperimentazione coinvolge tre aree: collina per i vigneti, foreste per impianti forestali e in pianura per coltivazioni ortive. Entro un anno sarà possibile vedere i primi risultati e valutarne l’efficacia.
“Non c’è una misura unica per risolvere il problema, delicato e grave – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi – Noi lo stiamo affrontato con molto impegno sin dall’inizio di questa legislatura, prevedendo forme di abbattimento ulteriori rispetto a quelle tradizionali, ma abbiamo bisogno di trovare altre soluzioni. Sicuramente su questo tema, l’innovazione e la tecnologia offrono altri strumenti che possono ridurre i danni in agricoltura e creare un sistema virtuoso per le aziende. Anche questa sperimentazione credo che abbia una sua importanza, non solo per gli ungulati ma anche per i predatori. Dobbiamo dare delle risposte, questo è quello che si aspetta il mondo dell’agricoltura. E con i Gruppi Operativi e con l’innovazione possiamo centrare certi obiettivi”.