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Un tubetto di crema solare vale 49 chili di pesche!


Pochi controlli sulla qualità da parte della Grande distribuzione e un prodotto estero non all’altezza delle eccellenti peculiarità nutritive e organolettiche della frutta piemontese: questo è il paradosso dell’estate, che pesa con gravi effetti sulle imprese agricole e si riflette sulle scelte dei consumatori, con acquisti per la frutta e la verdura che scendono ben al di sotto del livello minimo raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, di almeno 400 grammi al giorno per persona. Sul fronte della filiera con prodotto nazionale, si assiste a distorsioni che non tengono conto dei costi di produzione sostenuti dai produttori.
“Il problema che solleviamo – evidenzia Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte – è che il sistema commerciale, con pochi controlli, fa arrivare sulla tavola dei consumatori un prodotto inferiore alla qualità che i frutteti piemontesi possono offrire. A farne le spese, in particolare, sono le pesche e le nettarine. Le realtà produttive, che devono attenersi a protocolli di qualità severi e onerosi, sono letteralmente schiacciate da un sistema che non riconosce loro i giusti ricavi, indispensabili per mantenere le aziende e investire in innovazione. Il valore riconosciuto oggi all’agricoltore è di molto inferiore a quello di quindici anni fa. Parametrandosi ai prezzi di alcuni beni di largo consumo di oggi, ci vogliono 6 Kg di pesche per una tazzina di caffè, 20 Kg per un bitter, addirittura 49 Kg per una crema abbronzante”.
“Coldiretti – commenta Roberto Cabiale, vice presidente dell’Organizzazione piemontese – presenterà al Governo una serie di proposte per interventi che diano al settore migliori prospettive per il futuro. In particolare, chiede una corretta riconversione varietale; il coordinamento unico per l’immissione del prodotto sul mercato; la regolamentazione del sistema degli sconti e delle vendite sottocosto nella grande distribuzione organizzata; la regolamentazione sul commercio in materia di confezionamento che riduca i costi, evitando il moltiplicarsi di formule diverse; lo sviluppo di fondi mutualistici per affrontare le situazioni eccezionali; la progettazione di nuove forme assicurative multirischio che comprendano le situazioni di crisi; l’esclusione della frutta più facilmente deperibile dal sistema del libero servizio nella Gdo”.
“Inoltre – conclude De Concilio – per rilanciare i consumi di più alta qualità e far ripartire mercato e prezzi negli ultimi 60 giorni di campagna, Coldiretti propone che il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, chieda in accordo con altri Paesi alla Commissione Ue l’utilizzo di quanto previsto dal Regolamento comunitario 1308/2013 (Ocm Unica) per un ritiro straordinario di frutta estiva per due settimane, che riguardi i produttori”.