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Ultimi giorni per le quote latte, e poi?


A pochi giorni dalla fine del sistema europeo delle quote latte gli allevatori italiani guardano con timore al futuro. L’attuale andamento del prezzo del latte (35 cent il litro, in calo del 15% su un anno) non contribuisce certamente a creare un clima di fiducia. Ad alimentare il pessimismo le multe in arrivo per il superamento della quota nazionale, dopo quattro anni in cui si era riusciti a non “splafonare”. In queste ultime settimane è partita la corsa all’affitto di quote da parte degli allevatori che devono coprire la produzione eccedente, ma i prezzi sono alle stelle e sarà un nuovo salasso per le aziende.
Purtroppo, rispetto a quanto accaduto in altri Paesi dell’Unione, in Italia si sta facendo poco per affrontare l’uscita dalle quote. Per il momento c’è solo il “pacchettino latte” deciso dal ministro Maurizio Martina, che prevede l’etichettatura del latte fresco italiano e qualche risorsa a sostegno della promozione dei grandi formaggi Dop.
Il commissario Ue, l’irlandese Phil Hogan, ha annunciato che l’Ue prenderà dei provvedimenti, ma anche in questo caso si tratta di poca cosa: accesso al credito dedicato al settore latte in collaborazione con la Banca europea degli investimenti e misure a sostegno della promozione. Nient’altro.
Il ministro Martina ha chiesto alla Commissione di rendere operativi alcuni strumenti che ci sono sulla carta, come i fondi mutualistici e assicurativi, per frenare la volatilità del prezzo del latte e per non far perdere reddito alle aziende. Ma al momento tali strumenti non sono applicabili. E questo perché gli interventi possono essere attivati a fronte di calo di reddito aziendale del 30%. Dopo un calo simile pero’ un’azienda é sostanzialmente finita.
In questa situazione il nostro Paese rischia di fare la fine del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro. I vasi di ferro sono i Paesi produttori del Nord Europa, nei quali non solo la zootecnia da latte é più strutturata, ma sono già state adottate misure più efficaci in previsione della fine del regime delle quote latte.
L’Italia corre il rischio di essere ulteriormente sommersa dal latte estero. Il quadro è davvero allarmante. L’Italia già oggi importa circa 9 milioni di tonnellate di latte equivalenti, a fronte di una produzione nazionale di circa 11 milioni di tonnellate. L’impressione è che, mentre si sta precipitando nel baratro, le nostre Istituzioni stiano a guardare. Eppure il comparto del latte é di primaria importanza per la nostra economia e strategico per la promozione nel mondo di gran parte del Made in Italy. Abbandonarlo a se stesso sarebbe un gravissimo errore.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte