Tutti pazzi per il Barolo, i giapponesi sbancano l’asta di beneficenza al castello di Barolo assicurandosi 26 lotti su 51
I produttori, esperti di vini, collezionisti riuniti per la XVII Asta del Barolo nel Castello di Barolo in provincia di Cuneo, non possono che applaudire: più di 120 bottiglie, 51 lotti e oltre 30.000 euro la spesa totale degli acquirenti provenienti da tutto il mondo, anche in collegamento con Singapore, Osaka e Tokio. Il lotto “Deditus”, battuto a 2.000 euro, è andato a Tokyo.
“Il Barolo è il miglior vino al mondo” chiosa Gianni Gagliardo che presiede il gruppo di produttori che promuove l’Asta.
Shigeru Hayashi, presidente di Soloitalia – Giappone e massimo esperto internazionale della gastronomia italiana, sottolinea “il Barolo è longevità. In Giappone è molto apprezzato per la serietà e la straordinaria competenza dei suoi produttori”.
A riprova del grande amore del Giappone per il vino piemontese il collegamento esterno con l’“Enoteca Bar Implicito” di Tokyo ha visto l’aggiudicazione di 26 lotti su 51.
Trentacinque le aziende rappresentate, alcune oggi non più esistenti (ad esempio il lotto di Franco Fiorina con tre bottiglie, rispettivamente del ’70, ’71 e ’74, aggiudicato a 500 euro). ventinove le annate, la più vecchia è un’etichetta del 1947 e la più recente il 2010; un lotto collettivo speciale “Deditus” tutto di ventenni, classe 1999, con bottiglie di Azelia, Cordero di Montezemolo, Franco Martinetti, Michele Chiarlo, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto e Vietti.
Etichette senior: gli anni ’40 e ’50 hanno raccontato un Barolo diverso attraverso le tre bottiglie riserva Giacomo Borgogno del 1947 aggiudicate a 470 euro a Tokyo, il lotto misto Fontanafredda (Barolo del 1959 insieme a Prunotto, Barolo, Riserva e a un Marchesi di Barolo del 1974) battuto a 520 euro. Per gli anni ‘60 il Renato Ratti del 1967 è stato molto apprezzato (aggiudicato per 410 euro) come le 4 bottiglie Poderi Oddero battute a 600 euro.
Anche bottiglie più recenti hanno avuto grande successo, come il Barolo tradizionalista di Bartolo Mascarello del 1996 la cui etichetta d’autore con coccinelle è stato aggiudicato ad una giovanissima appassionata a 360 euro.
La base d’asta stimata dal battitore Giancarlo Montaldo assegnava un valore globale di € 22.020, con una media di 431,76 euro a lotto e di € 173,39 a contenitore, per le 118 bottiglie da 0,75 litri, 8 Magnum fa 1,5 litri e 1 Doppio Magnum da 3 litri. L’incremento è stato di un + 15%.
Il ricavato sarà devoluto in beneficenza all’ONLUS 1Caffè dell’attore Luca Argentero, rappresentato in sala dal presidente Beniamino Savio. Infatti lo spirito dell’Asta del Barolo non è commerciale, ma teso alla valorizzazione di un prodotto leader del made in Italy e di un territorio che ha saputo reinventarsi ed evolversi arrivando all’eccellenza. Per questa e per altre motivazioni l’Asta del Barolo 2019 ha ottenuto l’Alto Patrocino del Parlamento Europeo.
L’Asta si è chiusa in bellezza con un pranzo realizzato da Mariuccia Ferrero del ristorante stellato San Marco di Canelli. L’edizione 2020, dice Gianni Gagliardo, sarà nuovamente a maggio, naturalmente sempre a Barolo.