Sezioni


Tutti i segreti del mercato delle fragole


Andrea Garro, storico produttore di Peveragno, membro della direzione della Cia di Cuneo, illustra l’andamento della stagione fragolicola da poco iniziata nella provincia Granda. Qui di seguito, le sue considerazioni.

Incominciamo col dire che la fragola ha perso l’aggettivo “stagionale” che ne caratterizzava il consumo da maggio a giugno. Il consumatore può facilmente reperire il prodotto sul mercato per l’intero anno e non solo perché proviene dall’estero. Negli ultimi anni sono comparsi areali di coltivazione un po’ in tutta la penisola italiana, in particolare nelle zone del Meridione.
Dalla Basilicata e dalla Sicilia giungono fragole già da febbraio e, quando c’è la produzione piemontese (a maggio) il consumatore sono tre mesi che le trova sulla sua tavola e si orienta già su altri prodotti frutticoli che stanno facendo la loro comparsa. Se si considera, poi, che la Spagna, dopo una stagione difficile dal punto di vista climatico, ha dominato il nostro mercato fino agli ultimi giorni di aprile-primissimi di maggio, con prezzi inspiegabilmente bassi, sotto i costi di produzione, costringendo il mercato italiano ad adeguarsi al forte abbassamento delle quotazioni, ne deriva una situazione di forte sofferenza per il nostro settore con prezzi assolutamente non remunerativi.
Ora le fragole spagnole sono in via di esaurimento e, di conseguenza, ai produttori si apre la speranza di poter spuntare prezzi migliori. I soci di cooperative, ovviamente, dovranno aspettare la conclusione della campagna per tirare le somme. Risultato non facilmente conseguibile perché è tutt’altro che facile coprire gli elevati costi di produzione che caratterizzano la fragolicoltura nel cuneese: le piccole superfici produttive sono i fattori che incidono maggiormente sui costi.
La situazione del mercato è, poi, profondamente cambiata negli ultimi anni: pensiamo, ad esempio, alla Germania ed agli altri paesi del Centro e Nord Europa che un tempo erano importatori netti. Stanti le modifiche del clima meno freddo, in quei Paesi le superfici destinate alla coltivazione di frutta e di fragole stanno crescendo, garantendo un grado di autosufficienza maggiore e riuscendo a soddisfare buona parte della domanda interna. Sempre per effetto del clima, inoltre, tale fenomeno è stato amplificato, quest’anno, da un anticipo delle raccolte, che hanno ristretto la finestra temporale dei paesi esportatori. Lo scenario è reso ancora più complesso dall’aggiungersi di altri paesi produttori sul mercato, con differenze notevoli nei costi di produzione e nei prezzi finali proposti agli acquirenti.
E’ necessario, infine, avere un consumatore più informato. Troppe volte sento discorsi che ritengono le fragole di dimensione maxi trattate con ormoni della crescita, concimi e fitofarmaci e che più è grande il frutto minore è il sapore. E’ ora che si diffonda la corretta informazione che anche la ricerca varietale va avanti e che si è riusciti a selezionare ceppi con pezzatura maggiore senza ridurre il contenuto zuccherino, fondamentale per avere il gusto eccellente che hanno anche fragole grandi.
I consumatori devono cominciare a ricredersi: la pezzatura è fondamentale, in quanto permette una redditività per ettaro capace di coprire parzialmente i costi. L’evoluzione delle dimensioni è un elemento che ha salvato la coltivazione della fragola dalla scomparsa. I costi di raccolta inciderebbero per oltre il 50% sui costi di produzione e, con pezzature minime, sarebbero insostenibili nonostante la forte diminuzione del numero di trattamenti in questi anni, merito di una moderna e qualificata assistenza tecnica agronomica alle aziende dei fragolicoltori.

(nella foto: Andrea Garro)