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Tutelano le carcasse  anziché gli animali vivi!


Gabriella Vinai è una margara con la mandria all’alpe Revello, a Ormea. Vuole richiamare l’attenzione sul problema dell’assicurazione per il recupero degli animali in alpeggio. Un argomento di scottante attualità, già posto anche dall’Adialpi (Associazione difesa delle alpi Piemonte) direttamente al governatore del Piemonte, Roberto Cota, e all’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto.
LA STORIA SI RIPETE
Il caso della margara è emblematico e ricorrente. Una delle sue manze, alpeggiate in alta valle, cadendo da una roccia si frattura un arto anteriore. Il veterinario sale a visitarla, raggiungendola a piedi, dopo aver camminato per oltre un’ora dal luogo dove lo ha lasciato l’auto. La diagnosi è presto fatta: l’animale non è in pericolo di vita e può tranquillamente tornare alla normalità. Per curarlo, però, va portato a valle, o perlomeno in un posto accessibile. E qui comincia l’avventura.
L’elicottero convenzionato con la Regione verrebbe gratis, solo se l’animale fosse morto. Il paradosso è che se si vuole portar via l’animale bisognerebbe sopprimerlo (ammesso che non venga considerata una truffa nei confronti dell’assicurazione, in quanto la morte non è diretta conseguenza del sinistro), oppure pagare l’intervento di tasca propria, perché l’assicurazione non copre le spese.
A COSA SERVE L’ASSICURAZIONE?
Alla fine, si decide per ingessare l’arto della manza sul luogo dell’incidente. Il veterinario e la margara faranno la spola su e giù per curarla. Anche in questo caso, l’assicurazione non prevede alcun rimborso danno, né partecipazione alle spese veterinarie.
Le semplici e disarmanti domande che, a questo punto, pone la margara sono: «A cosa serve l’assicurazione? Che senso ha spendere dei soldi (anche pubblici) per recuperare gli animali morti e non quelli vivi? Che valore ha un animale morto, che con il sopralluogo del veterinario e il consenso del Comune può essere interrato, rispetto a un animale vivo, che si può curare?».
Quesiti troppo facili per trovare risposte burocratiche.
TUTELARE GLI ANIMALI VIVI
«Bisogna che i politici e i funzionari pubblici rivedano completamente le condizioni delle polizze – chiede Gabriella Vinai -, che così come sono non hanno ragione di esistere. Si tratterebbe semplicemente di attivare i comuni meccanismi della maggior parte delle assicurazioni, che, a fronte di un sinistro, mandano un perito a quantificare il danno e lo risarciscono in base alle condizioni concordate. Adesso, invece, le polizze sono studiate per tutelare gli animali morti e lasciar morire quelli curabili».
ALLA FACCIA DEL BENESSERE ANIMALE
Un ragionamento al quale si aggiunge una logica e amara considerazione: «Si fa un gran parlare del benessere animale – osserva sconsolata la margara -, e poi quando si tratta di curare una manza ferita in un burrone nessuno muove un dito. Anzi, se fosse morta sarebbe meglio, perché cosi non ci sarebbe nessun problema e verrebbero anche a prenderla con l’elicottero, senza spese. Ma che razza di benessere è questo?».