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Troppi cacciatori la Coldiretti non ci sta


Coldiretti Cuneo ritira i propri rappresentanti dal Comprensorio Alpino CA CN 6 (valli monregalesi) e dall’Ambito Territoriale di Caccia ATC CN 5 (Cortemilia) poiché le problematiche della gestione del territorio sono irrisolte da anni nonostante le richieste e le sollecitazioni dell’Organizzazione ai presidenti ed ai Comitati di gestione.
Dicono Marcello Gatto e Bruno Rivarossa – presidente e direttore di Coldiretti Cuneo – “La nostra decisione è conseguente ad una valutazione oggettiva dei risultati di gestione del territorio. I nostri rappresentanti non escono da tutti gli ATC e CA della provincia, ma da quelli che da anni non hanno risolto i problemi dello squilibrio tra la presenza di selvaggina, cinghiali e caprioli in particolar modo, rispetto alla sopportabilità del territorio e dell’agricoltura in particolare. In ogni caso l’attenzione dell’Organizzazione, sia dove si resta che da quelli in cui si esce, sarà sempre ai massimi livelli. Abbiamo la necessità di evitare che le nostre imprese siano ostaggio di una gestione scellerata del territorio per salvaguardare interessi di bottega.
Stiamo assistendo ed abbiamo assistito al fallimento, pressoché totale, sia nel CA CN 6 che nell’ATC CN 5, della gestione del territorio rispetto alla normale compatibilità della presenza di selvaggina con l’agricoltura. In questi anni abbiamo ricevuto tante promesse salvo poi vedere, con il comportamento delle squadre dei cacciatori, l’esatto contrario. Battute fuori periodo di caccia con l’obiettivo di spostare i cinghiali e di non abbatterli, boicottaggi continui delle gabbie per la cattura dei cinghiali.
Denunciamo inoltre che, nei Comitati di Gestione degli ATC e CA in questione, la stragrande maggioranza dei componenti è cacciatore e si comporta di conseguenza senza considerare le problematiche oggettive del territorio che vanno ben oltre l’attività venatoria”.
Aggiunge Cesare Gilli – segretario zona di Alba e Cortemilia – “Nell’ATC CN 5 su 19 componenti 13 sono cacciatori, di cui 3 espressi dagli Enti Locali (Comuni – Comunità Montana), 1 dalle Associazioni Agricole e 4 espressi dalle Associazioni Ambientaliste. Mentre riteniamo normale che i 5 rappresentanti delle Associazioni Venatorie siano esponenti del mondo venatorio, non è normale che tra i rappresentanti delle associazione del settore e degli Enti Locali siano stati nominati dei cacciatori.
Inoltre non sono state prese in considerazione le nostre proposte contenute in un documento, presentato nel Consiglio, con il quale si richiedeva la rotazione delle squadre sul territorio, la massima facilitazione all’esercizio della caccia per il cacciatore singolo, l’eliminazione del numero di squadre massimo sul territorio, così come la riduzione del numero minimo dei componenti per la costituzione di una squadra”.
Precisa Massimo Meineri – segretario zona di Mondovì e Ceva – “Su 20 componenti designati nel CA CN 6, 15 sono cacciatori e solo 5 non lo sono. 3 rappresentanti degli Enti Locali sono cacciatori come lo sono ovviamente i 6 rappresentanti delle Associazioni Venatorie. Ma sono cacciatori anche 3 rappresentanti su 6 nominati dalle Associazioni Agricole (i 3 non cacciatori sono designati da Coldiretti). Tra i 4 rappresentanti di protezione ambientale 3 sono cacciatori ed 1 solo non lo è”.
In un recente incontro tenutosi presso la Coldiretti di Mondovì, l’Organizzazione ha costituito un gruppo di lavoro dove sono presenti gli imprenditori agricoli, i dirigenti delle Zone di Ceva e Mondovì, una rappresentanza delle imprese agricole maggiormente colpite dalle incursioni dei cinghiali e da alcuni sindaci in rappresentanza del territorio. L’obiettivo è di continuare a monitorare la complessa problematica dei danni causati dalla selvaggina alle colture agricole, prevenire i numerosi incidenti stradali e di essere momento di forza e pressione nei confronti delle istituzioni affinché i provvedimenti possibili siano adottati senza tentennamenti.
“L’ennesimo tentativo – concludono Gatto e Rivarossa – per risolvere un problema che da troppo tempo genera tensioni, più che giustificate, sul territorio e che le istituzioni non hanno preso seriamente in considerazione circa le possibili soluzioni”.