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Tavolo di emergenza dei produttori frutticoli in Piemonte: l’agricoltura italiana sta morendo! Accorato appello ai sindacati


«Fateci il piacere di non chiamarci Cobas. Non siamo i Cobas della frutta, non siamo un movimento politico… Vogliamo richiamare l’attenzione su un problema drammatico: l’agricoltura italiana sta morendo e bisogna che tutti insieme ci diamo da fare per salvarla».

Parlano Adelino Cordioli, frutticoltore di Verona e promotore dell’iniziativa, e Enrico Brero, frutticoltore di Savigliano che sta portando avanti la manifestazione in Piemonte. In mano hanno il volantino che riassume i nodi centrali della questione, elaborato autonomamente, insieme ad altri agricoltori di tutta Italia, non solo frutticoltori. Sul display del  telefonino, mostrano le foto delle bandiere italiane esposte nelle aziende agricole che stanno aderendo allo stato di agitazione. Lo slogan è: “Tutti uniti sotto un’unica bandiera, salviamo l’agricoltura italiana”.

TAVOLO INEDITO

Lunedì 29 aprile, l’azione del movimento ha ottenuto il primo, storico risultato, su cui pochi in realtà avrebbero scommesso: riunire attorno allo stesso tavolo produttori, commercianti, cooperative, Legacoop e rappresentanze sindacali agricole al gran completo. L’incontro si è tenuto in “campo neutro”, la sede della Fondazione per la ricerca agricola Agrion, a Manta, nel cuore della produzione frutticola piemontese. Presenti, tra gli altri, il presidente di Cia Agricoltori italiani di Cuneo Claudio Conterno, il direttore di Confagricoltura Cuneo Roberto Abellonio, il direttore di Coldiretti Cuneo Tino Arosio e il presidente di Fedagri Piemonte (cooperative agroalimentari) Roberto Morello.

SITUAZIONE GRAVE

«E’ stato un confronto molto serio e costruttivo – commentano Cordioli e Brero -, tutti hanno espresso attenzione e volontà di collaborare per trovare soluzioni urgenti e praticabili. La situazione del comparto ortofrutticolo, cosi come dell’intera agricoltura, è molto grave, l’Italia non è più competitiva nei confronti degli altri Paesi europei. Vedremo quali fatti seguiranno alle parole che abbiamo ascoltato. Bisogna sapere cosa si può fare, oppure perché non si può fare. L’importante è non rimanere a guardare».

QUATTRO RICHIESTE

Sono quattro, in particolare, le richieste poste al centro del dibattito dagli organizzatori. In primo luogo, la necessità di armonizzare i costi e le regole, che devono valere per tutti i Paesi europei: non è più possibile vendere i nostri prodotti ai prezzi dei Paesi con minori costi di mano d’opera, gestione e burocrazia; segue il tema della tutela della competitività italiana: viene auspicata l’attivazione di un pool di professionisti in grado di agire per ottimizzare costi, servizi, programmazione, produzioni del sistema produttivo nazionale; poi si invoca l’istituzione di un organismo di ricerca e sviluppo, ai massimi livelli, per ogni specie, coltura e allevamento, a disposizione di ogni area produttiva agricola d’Italia, perché non si può essere competitivi solamente sui prezzi, ma è determinante migliorare ulteriormente la qualità del “made in Italy” e incrementare la ricerca per la difesa da cambiamento del clima, malattie e  attacchi degli insetti; infine, è richiesta con urgenza l’apertura di nuovi mercati di sbocco per i prodotti italiani: visto l’epilogo dell’embargo da parte della Russia, risulta di vitale importanza siglare al più presto accordi bilaterali con nuovi Paesi, come già accade per altri Stati produttori concorrenti (Francia, Spagna, Portogallo in testa).

COMPETIZIONE AL CENTRO

Sul fronte dei commercianti,  nel dibattito è stata ribadita  l’importanza di condividere i punti in discussione, “perché la vera competizione non è all’interno del comparto, ma con gli altri Stati, come Spagna, Polonia e Grecia, che invadono il mercato con kiwi, mele e frutta estiva a basso prezzo”. Gli operatori italiani non possono vendere in Giappone, perché manca un accordo commerciale con il nostro Paese. Allo stesso modo, non possono esportare tutti i tipi di frutta in Messico, Cina, Vietnam e Tailandia.   Per questo è stata sottolineata l’importanza della politica, per “farsi ascoltare tutti insieme dall’Italia e dall’Europa”.

QUALI FRUTTI

In chiusura dell’incontro, dagli organizzatori è venuto l’accorato  appello ai sindacati perché “uniscano le forze per fare fronte comune, cercando di velocizzare il processo di cambiamento che serve all’agricoltura italiana, in quanto da anni, ormai, questi punti fondamentali sono all’ordine del giorno”.

Per chi cerca un contatto diretto con i frutticoltori della protesta, sono stati attivati i recapiti facebook (Salviamo l’agricoltura italiana), mail (salviamolagricolturaitaliana@gmail.com) e whatsapp (3938887137).

Se la pianta dell’unità di intenti è stata messa a dimora nelle fertili terre del Monviso, gli agricoltori attendono con trepidazione che porti presto buoni frutti, prima che sia troppo tardi per tutti.