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“Sul made in Italy troppa demagogia”


Che monotonia le iniziative della Coldiretti contro “i trucchi e gli inganni del Made in Italy”! Ogni volta il solito logoro repertorio di slogan e la solita esibizione dell’assortimento, sempre uguale, di prodotti che “attentano all’identità nazionale”! La propaganda fine a se stessa è ormai diventata la cifra della Coldiretti, ma in questo modo non si va da nessuna parte.
Il made in Italy non si difende a colpi di manifestazioni folcloristiche ad uso dei media e neppure bloccando qualche camion al Brennero, ma incalzando le Istituzioni europee perché estendano l’obbligatorietà dell’indicazione di origine a tutti i prodotti, trasformati e non. Ciò permetterebbe una scelta più consapevole da parte dei consumatori ed una concorrenza più leale tra i produttori.
La partita dell’etichettatura si gioca in Europa, in quanto la competenza esclusiva in materia di etichettatura di origine spetta all’Unione europea, e si vince convincendo gli altri Stati membri che un’etichettatura chiara e trasparente sull’origine delle materie prima è nell’interesse di tutti. A questo scopo i blitz alle frontiere sono addirittura controproducenti, perché ci alienano le simpatie dei Governi e degli agricoltori degli altri Paesi.
L’Italia non può permettersi di adottare in materia di etichettatura regole ulteriori rispetto a quelle comuni. Ci ha provato più volte, ma tutte le leggi nazionali fin qui approvate da un Parlamento nazionale distratto e poco informato, in violazione delle norme comunitarie, sono state respinte al mittente dalla Ue.
La vicenda della legge n 4/2011 è emblematica. La norma prevedeva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime di tutti i prodotti alimentari venduti in Italia, compresi quelli importati. Il provvedimento fu salutato come un “trionfo” dalla Coldiretti che se ne attribuì tutto il merito e lo festeggiò con una salsiccia lunga 100 metri portata davanti a Montecitorio, ma non è mai entrato in vigore. Qualsiasi studente di giurisprudenza, in regola con gli esami del primo anno, avrebbe potuto spiegare ai nostri parlamentari ed alla Coldiretti che una legge contraria alla normativa europea è destinata ad essere bocciata dalla Ue.
Non sarebbe molto più utile, a questo punto, smetterla con le iniziative propagandistiche ed operare tutti insieme, Istituzioni nazionali e rappresentanze del mondo agricolo, per instaurare un rapporto corretto e collaborativo con le Istituzioni europee e con i governi degli altri Stati membri onde trovare una soluzione comune e condivisa intorno ad una questione irrinunciabile per la tutela delle produzioni agroalimentari nazionali e per la libertà di scelta dei consumatori?

Roberto Barbero, presidente Cia Torino