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Suini, prezzi ai minimi. Il piano Cia per reagire


“E’ passata molta acqua sotto i ponti – riferisce Renato Silvestro, suinicoltore e responsabile GIE Cia settore zootecnia – da quando facevano notare orgogliosamente che la provincia di Cuneo da sola produceva l’8,5% della produzione nazionale di suini, ben il 70% di quella piemontese e che i due terzi delle cosce prodotte da noi venivano trasformati in prosciutti crudi Dop Parma e San Daniele. Da troppo tempo i suinicoltori cuneesi hanno messo nel dimenticatoio questi primati a causa dei prezzi al produttore in continua caduta, ben al di sotto dei costi, una flessione che, nei soli ultimi 5 mesi è stata intorno al 20% sia per le scrofe che per i suini da macello”.
“Il lavoro, la professionalità, l’esperienza, gli investimenti e, soprattutto, la passione di una vita stanno andando in fumo. Ed a ben poco sono fino a d oggi serviti i tanti incontri nazionali, al ministero, per cercare possibili sbocchi per uscire da questa crisi che rischia di travolgere, dopo le già tante chiusure, altri allevamenti nella provincia Granda. Trattandosi di una crisi internazionale, con il mercato russo chiuso (e la riapertura non è dietro l’angolo), assistiamo, in Europa, ad un’eccedenza dell’8% di carne suina. Consideriamo, poi, che la Spagna ha incrementato la produzione e da febbraio di quest’anno è diventata il 1° produttore europeo superando la Germania. La Spagna esporta il 50% della carne suina che produce (30 anni fa non ne esportava un solo chilo!) e questa sua importante dipendenza dall’export la costringe ad abbassare i prezzi con la conseguente penalizzazione degli altri mercati”.
“A fronte di questa crisi strutturale del sistema le misure di stoccaggio privato delle carni varate dalla UE per sostenere il settore sono risultate inefficaci. Vanno, allora, ricercate nuove strade, nuove sinergie, probabilmente nuovi mercati e prodotti innovativi. Dobbiamo prendere atto che il consumatore si sta orientando sempre più verso gusti magri e salutistici, mentre i nutrizionisti invitano a non consumare insaccati e salumi freschi in genere tant’è che, ultimamente, il consumo del prosciutto cotto ha raggiunto, per la prima volta nella storia, quello del crudo”.
“Come Cia ed Agrinsieme – prosegue Renato Silvestro – abbiamo riproposto con forza il serio problema all’attenzione del Governo, coinvolgendo più ministri affinché si proceda a definire un Piano di supporto al settore che attivi azioni concrete e tempestive per la valorizzazione della carne di maiale e dei prodotti trasformati, la promozione della nostra salumeria a denominazione di origine sul mercato internazionale, il supporto al credito, la riduzione della pressione fiscale, la risoluzione delle limitazioni sanitarie ancora in atto in alcune aree del territorio. Non ultimo si deve alzare l’attenzione sul nostro export, promuovendo interventi concreti verso nuovi mercati, ad iniziare dalle aree del sud est asiatico”.
“Tutto questo – conclude il presidente del Gie zootecnia della Cia – deve essere fatto in fretta infatti troppi allevamenti sono allo stremo. Ben ha fatto il presidente di Agrinsieme e della Cia nazionale, Dino Scanavino, a dichiarare che non bisogna perdere altro tempo, che sono in gioco le sorti di un comparto fondamentale della nostra agricoltura, vanto della nostra gastronomia e del made in Italy. Serve un piano strategico, ma servono anche misure immediate di sostegno: nessuna strategia può nascere sui cocci del sistema allevatoriale”.