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Suini, il tavolo nazionale non basta, servono supporti


Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che il 14 giugno si terrà a Brescia il tavolo nazionale della filiera suinicola alla presenza del Ministro Maurizio Martina.

Il motivo? Il prezzo pagato ai produttori è in caduta libera: “Al di sotto dei costi, una flessione che, nei soli ultimi 5 mesi è stata intorno al 20% sia per le scrofe che per i suini da macello”, spiega Renato Silvestro che alleva suini in provincia di Cuneo, ma è anche responsabile Cia per la zootecnia in Piemonte.

Secondo Agrinsieme in sei mesi, dal settembre dell’anno scorso al febbraio del 2016 il prezzo al chilo per le scrofe è sceso da 55 a 43 centesimi, quello dei suini da macello da 1,4 a 1,2 euro.

“Serve uno scatto in avanti – ha detto il Ministro -. È sempre più urgente mettere in campo strumenti concreti di tutela del reddito delle imprese, in particolare di filiere in difficoltà come quella della suinicoltura”.

Ben vengano i vertici, ma per Silvestro la crisi è internazionale e servono azioni a livello europeo perché “con il mercato russo chiuso (e la riapertura non è dietro l’angolo), assistiamo, in Europa, ad un’eccedenza dell’8% di carne suina”. E poi c’è la Spagna che ha incrementato la produzione e “da febbraio di quest’anno è diventata il primo produttore europeo superando la Germania”.
Il problema? “La Spagna esporta il 50% della carne suina che produce (30 anni fa non ne esportava un solo chilo!) e questa sua importante dipendenza dall’export la costringe ad abbassare i prezzi con la conseguente penalizzazione degli altri mercati”.

Agrinsieme (Cia Confagricoltura, Fedagri e Copagri) ha chiesto al governo un piano di supporto “che attivi azioni concrete e tempestive”. Tra le proposte quella di “promuovere interventi concreti verso nuovi mercati, ad iniziare dalle aree del sud est asiatico”.