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Suini, i prezzi all’ingrosso sono allo sbando


Ogni giovedì a Mantova, capitale italiana del maiale, cinque allevatori e altrettanti macellatori si trovano nella Commissione unica dei suini e fissano il prezzo dell’animale all’ingrosso. Per quasi cinque anni, nonostante una crisi drammatica del settore, il sistema ha funzionato, ma nelle ultime settimane il rialzo dei prezzi ha inceppato il meccanismo, con i macellatori che hanno chiesto al ministero la sospensione di questa Borsa.
Ora le aziende non sanno su quali quotazioni muoversi. Senza un prezzo di riferimento i piccoli e medi allevatori, in particolare, rischiano di rimanere nelle mani dei grossisti.
L’assurdo di questa situazione è che arriva dopo una crisi drammatica per il settore, che con l’indotto occupa circa 100 mila persone e che si è generata per un leggero rimbalzo dei prezzi. Si era infatti arrivati fino a 1,2 euro al chilo per animale vivo non macellato: una quotazione che ha portato alla chiusura di molti allevamenti e al forte indebitamento di chi è sopravvissuto.
La concorrenza da Olanda, Danimarca e Germania è sempre fortissima, ma per produrre le Denominazioni di origine protetta (Dop), che permettono tra l’altro migliori ricarichi per un mercato in crescita anche all’estero, servono animali certificati ‘made in Italy’.
Ma il taglio del numero delle stalle ha portato a un calo dell’offerta, a fronte di una domanda sempre forte perché l’alimentare, soprattutto di qualità, è uno dei settori che sente meno la crisi economica generale.
Così i prezzi dell’ingrosso stanno progressivamente aumentando e, anche se i piccoli allevamenti di grande eccellenza fanno da soli e si muovono si quotazioni fino agli 8 euro al chilo, si deve per forza guardare a Mantova, dove però i macellatori hanno detto stop e tutto è quasi fermo.

(Fonte: Cia Piemonte)