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Siglata l’intesa sulle uve moscato


I primi grappoli di uva Moscato destinati alla produzione di Asti Docg e Moscato d’Asti Docg si vendemmieranno, nelle posizioni più favorevoli, subito dopo Ferragosto. Era necessario trovare un’intesa prima dell’inizio della raccolta delle uve per dare le giuste certezze ai produttori e per salvare la stabilità di un comparto tra i più vivaci e trainanti dell’economia piemontese, non solo agricola.

Dopo una serrata trattativa, un’intesa di massima é stata raggiunta ieri pomeriggio, nella sede del Consorzio di tutela dell’Asti, tra le rappresentanze dei produttori e degli industriali, alla presenza dell’assessore regionale Giorgio Ferrero. La resa 2017 è stata fissata in 80 quintali/ettaro sia per le uve atte a Asti docg sia per quelle che diventeranno Moscato d’Asti docg, con la possibilità di sbloccare entro febbraio una quota di ulteriori 10 quintali qualora le scorte di prodotto si riducano ad un livello fisiologico e se il mercato lo richiederà.

I cosiddetti “moscatisti”, ossia coloro che producono uva vinificandola e destinandola a Moscato d’Asti docg per la vendita diretta, potranno ottenere lo sblocco di 10 quintali di uva per ettaro senza alcun onere, mentre le aziende di trasformazione e industriali che decideranno di vinificare le uve destinandole a Moscato d’Asti docg sosterranno i costi di un contributo promozionale di 100 euro per ogni quintale di uva.

Per quanto riguarda il prezzo delle uve, un tema che per legge non è più possibile fissare per evitare di cadere nella pratica dei cartelli che ledono la concorrenza tra produttori, il Consorzio di Tutela “consiglia” un prezzo di 107,50 euro al quintale, 50 centesimi in più rispetto allo scorso anno.

L’intesa complessiva prevede anche l’impegno dell’industria al ritiro obbligatorio del mosto dalle cantine cooperative e l’eventuale gestione di uno stoccaggio che dovrà essere smaltito entro la vendemmia 2018.

“Quest’anno – commenta Ivano Andreos, rappresentante della Cia al Tavolo di Filiera – la trattativa si è svolta in un clima che possiamo definire sereno. Avremmo preferito una resa di 100 quintali ad ettaro, ma vista la situazione del mercato il compromesso che si è raggiunto è da ritenersi più che onorevole. I ‘moscatisti’ potranno contare di fatto su una resa di 90 quintali potendo ricorrere al blocage/deblocage senza alcun onere, a differenza degli industriali che invece potranno accedere al blocage/deblocage sborsando una cifra significativa. Le rese sono state tarata sulla base dell’attuale mercato, con l’obbiettivo primario di riportare le giacenze di prodotto ad un livello fisiologico. Se le vendite riprenderanno e l’Asti Secco avrà successo dovremo riconsiderare la situazione. Io personalmente sono convinto che grazie ai sacrifici che quest’anno i produttori hanno accettato ancora una volta di fare, il prossimo anno le rese potranno avvicinarsi se non toccare il massimo consentito”.

Per Filippo Molinari, associato Cia e membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela: “L’accordo, come ogni accordo, ha accontentato e scontentato un po’ tutti. Stiamo gestendo un’eredità pesante che si sostanzia in giacenze di prodotto ben oltre il limite fisiologico, a causa di alcune scelte sbagliate fatte in passato. Tuttavia con questo accordo abbiamo raggiunto l’obbiettivo che ci eravamo proposti di un reddito per i produttori di almeno 10.000 euro ad ettaro. Abbiamo ottenuto anche un piccolo aumento di 50 cent al quintale. Poca cosa, ma é un segnale positivo. Per i cosiddetti ‘moscatisti ” é stata individuata una soluzione che tiene conto della loro specificità. I produttori di Moscato d’Asti Docg tappo raso avranno la possibilità di arrivare a 90 quintali/ettaro grazie al blocage/blocage. Il futuro del comparto è comunque legato all’andamento del mercato. L’Asti Secco è un’opportunità in più che dovremo sfruttare al meglio”.

“La filiera del Moscato – sottolinea il Vice Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – ha una grande importanza economica per la nostra regione. L’intesa raggiunta ieri pomeriggio è un punto di mediazione importante per le prospettive che apre. Soltanto se la filiera si mantiene unita è possibile cogliere le opportunità che il mercato internazionale sembra poter offrire sia all’Asti docg, sia al Moscato d’Asti docg e anche all’Asti Secco che non sostituisce, ma integra la gamma di produzione ed ha ottime possibilità di successo purché venga adeguatamente promosso”.

La superficie interessata all’Asti è di 9.700 ettari per una produzione annua di 54 milioni di bottiglie di Asti Docg e 31 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti Docg, corrispondenti a 800 mila ettolitri (dati 2016). Il comparto dell’Asti dà lavoro a circa 4.000 famiglie.

(Fonte: Cia Piemonte)