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Siate realisti chiedete l’impossibile


Siate realisti, chiedete l’impossibile, si diceva negli anni delle ambiziose idealità. La provocazione rimane valida, soprattutto in agricoltura, dove non mancano né l’uno né l’altro: il realismo, che è pane quotidiano, e l’impossibile, che puntualmente incombe sulla normale attività.
Prendiamo un bene di questa stagione: la frutta. E’ possibile che i produttori che oggi raccolgono e vendono le pesche non sappiano il prezzo a cui le cedono? Né quando verranno loro pagate?
Essere realisti in questo caso vorrebbe semplicemente dire che chi compra paga e poi rivende, se è un commerciante. Che ognuno faccia il suo mestiere, con rischi e benefici: il produttore difenda la frutta dal gelo e dai parassiti e il commerciante cerchi l’occasione migliore per piazzarla sul mercato. E’ chiedere l’impossibile? Evidentemente, sì! Il prezzo al produttore dipende da come andrà il mercato, prendere o lasciare. Peccato che il meccanismo non funzioni anche quando c’è da comprare la motozappa o l’antiparassitario, perché farebbe comodo pagarli di meno (o non pagarli) se la stagione è andata male. Ma in questo caso, si sa, l’impossibile coincide perfettamente con la realtà, prendere o lasciare.
Ci sono “misteri” in agricoltura che sembrano impossibili da risolvere, come l’eterna questione delle quote. Al di là del dibattito sull’opportunità di regolare il mercato o di lasciarlo libero, come mai il sistema delle quote nel settore del vino ha funzionato e in quello del latte no? E’ impossibile pretendere che le regole valgano per tutti? Evidentemente, sì!
Ma la realtà è che, da una parte, i produttori del moscato vendemmiano con le bollicine del successo e sono costretti a preoccuparsi di gestire l’abbondanza della domanda; dall’altra, dopo essersi massacrati nella guerra civile delle multe e degli splafonatori, gli allevatori rischiano di affogare nel fiume di latte sottocosto che arriva dall’estero, senza che nessuno ormai si preoccupi più di tanto di riconoscere la qualità della loro produzione, peraltro indispensabile al vanto dell’industria casearia nazionale.
L’ennesimo caso in cui, per essere realisti, occorrerebbe chiedere l’impossibile.