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Si riapre il dibattito sul consumo dell’acqua: l’agricoltura torna sul banco degli imputati


Barilla è un’azienda molto importante nel panorama agroalimentare italiano e internazionale. Il gruppo opera in 100 mercati nel mondo e nel 2016 – ultimi dati ufficiali disponibili – ha realizzato ricavi consolidati per 3,4 miliardi di euro. Lo stesso importo, all’incirca, corrisponde al valore di tutta la produzione agricola (a prezzi di base) realizzata in Piemonte. Barilla è una delle multinazionali italiane che creano ricchezza, contribuiscono alla diffusione del made in Italy e valorizzano il territorio in cui operano. L’azienda è leader nel mercato della pasta, dei sughi, dei prodotti dolciari da forno e del pane. È chiaro quindi come il mondo produttivo guardi con grande attenzione a questo importante player di riferimento, determinante per i destini del comparto cerealicolo nazionale.

C’è ora un aspetto che merita attenzione e che, a nostro avviso, dovrà essere oggetto di un ulteriore approfondimento. Il tema è quello dell’acqua e del suo uso. La fondazione Barilla Center for food and nutrition ha realizzato uno studio sul tema del cibo e della sostenibilità, dedicando un approfondimento al tema della “guerra dell’acqua, tra urbanizzazione, agricoltura e cambiamenti climatici”. Lo studio afferma che tra le attività umane che più pesano sul consumo di acqua l’agricoltura occupa senza dubbio un posto di primo piano, essendo responsabile del 70% circa di tutti i prelievi idrici a livello globale. Lo studio – correttamente – evidenzia che occorre puntare sull’utilizzo più efficiente dell’acqua in agricoltura: trasformando i sistemi di irrigazione (da pioggia a una più mirata a goccia), riducendo le perdite migliorando le infrastrutture dedicate al trasporto dell’acqua, cambiando le varietà di piante coltivate (non indica però come e quali), informandosi al meglio su quando e come irrigare.

https://www.barillacfn.com/it/magazine/cibo-e-sostenibilita/la-guerra-dell-acqua-urbanizzazione-e-agricoltura/

Le considerazioni espresse sono condivisibili, ma un’eccessiva semplificazione del messaggio da parte dei media ha portato alla conclusione che l’agricoltura è la principale responsabile del consumo di acqua. L’Ansa, riprendendo lo studio, sostiene “cambio dieta salva da sete”.

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/acqua/2018/03/15/giornata-acqua-fondazione-barilla-cambio-dieta-salva-da-sete_b1b5052d-013c-41f1-8484-4ee564d578ed.html

Occorre dunque migliorare la comunicazione, spiegando che l’agricoltura utilizza sì l’acqua, ma per uno scopo nobilissimo: produrre cibo e alimentare il pianeta. Inoltre l’acqua utilizzata ritorna alla terra e le piante, con la loro attività fotosintetica, contribuiscono in modo determinante al miglioramento del clima con il sequestro del carbonio presente nell’atmosfera.

Bisogna fare attenzione a un’eccessiva semplificazione. Altrimenti, considerando che per produrre un chilo di verdura occorre meno acqua che per produrre un chilo di carne si farà in fretta ad arrivare alla conclusione che eliminando gli allevamenti avremmo tutti più acqua disponibile. Premesso che non esiste una relazione diretta tra i due fattori, occorre evitare di saltare alle conclusioni senza aver effettuato tutte le opportune valutazioni.

A questo proposito sul sito Barilla Center for food nutrition si trova un altro articolo, sul tema cibo e sostenibilità, dedicato alla carne artificiale. Secondo il responsabile della comunicazione e sostenibilità della Memphis Meat, una società che sta tentando di portare sugli scaffali di tutto il mondo una carne artificiale sostenibile per l’ambiente, “produrremo la carne che piace alla maggior parte dell’umanità, in un modo più sostenibile più sicuro per i singoli individui e per l’ambiente”.

https://www.barillacfn.com/it/magazine/cibo-e-sostenibilita/una-start-up-per-produrre-carne-in-modo-sostenibile/

Senza voler mettere in discussione sostenibilità e progresso, crediamo che sia necessario, dal punto di vista scientifico, evitare un’eccessiva semplificazione su certi temi e sviluppare un approfondimento più argomentato, per non giungere a conclusioni affrettate e spesso fuorvianti.

 

(Fonte: Confagricoltura)