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Se il lupo non è colpevole…


La notizia del vitellino ucciso in alpeggio a Oncino dai lupi o dai canidi ha suscitato la corsa al commento. Prese di posizione pro e contro il lupo, individuato come autore del misfatto, con degenerazioni “razziste” che hanno obbligato gli amministratori di una delle pagine che ha rilanciato la notizia a intervenire eliminando una serie di post.
Sull’accaduto, gli attivisti del progetto Wolfalps, hanno rilevato che
“il veterinario dell’ASL, competente nel verificare i danni sui domestici, ha effettuato il sopralluogo nella stessa giornata della predazione, martedì 22 luglio, ed ha potuto verificare, dalla tipologia delle ferite riportate dal vitello, che l’attacco è da imputare a un cane”.
“In effetti – continua Wolfalps – da un po’ di tempo in zona era segnalata la presenza di un cane che aveva già attaccato alcune pecore. Un fatto che dimostra che il randagismo sia tutt’altro che un problema risolto, anche in Piemonte, e che dunque vadano predisposte ulteriori misure per il controllo di questo fenomeno.
La constatazione che il responsabile del “fattaccio” sia un cane e non un lupo non cancella in alcun modo né il danno subito dal pastore, né le sofferenze patite dal vitello e dalla madre, ma ristabilisce se non altro la verità rispetto a un episodio che rischia come tanti altri di alimentare tensioni nei confronti del lupo che, se da un lato sono giustificate dalla cattiva fama della specie, consolidatasi nei corso dei millenni, dall’altro in tempi recenti sono state in più occasioni alimentate ad arte. Con definizioni dell’animale – bestia antropofaga – che non hanno ragion d’essere e non fanno altro che creare inutili allarmismi”.
È indubbio che i problemi legati alla presenza del lupo vadano affrontati. Quale che sia la direzione che verrà presa in futuro, per agire è indispensabile avere chiara la situazione della consistenza della popolazione di lupo sulle nostre montagne e sulle Alpi, nonché poter disporre di un quadro completo dei danni subiti e delle necessità dei pastori legate ai sistemi di prevenzione degli attacchi e alla gestione generale degli alpeggi.
Gli operatori del progetto “Life Wolfalps” hanno comunicato che sarà questa la direzione del loro impegno nei prossimi mesi, insieme a un dialogo già avviato con allevatori, ambientalisti, cacciatori e tutti coloro i quali sono direttamente coinvolti dal ritorno del predatore.