Sezioni


Scoppia la grana del “similgrana”


Un nuovo inganno perpetrato a danno dei consumatori italiani e piemontesi: il “similgrana”. Per Coldiretti Piemonte, occorre immediatamente intervenire per salvaguardare il lavoro di migliaia di allevatori anche piemontesi, impegnati in una produzione unica che rappresenta l’immagine del Made in Italy nel mondo.
In Piemonte, di formaggio Grana Dop se ne sono prodotti nel 2012, 1.350 tonnellate, mentre nel 2011, 1.912 tonnellate, con un calo di circa il 20%.
“Purtroppo, – rilevano Roberto Moncalvo e Bruno Rivarossa, presidente e direttore di Coldiretti Piemonte – il vero formaggio Grana è offuscato dal similgrana. Negli ultimi dieci anni sono raddoppiate le importazioni in Italia, generando una concorrenza alla produzione nazionale di Parmigiano Reggiano e Grana Padano a denominazione di Origine Protetta (Dop) tanto che la produzione piemontese è in ribasso”. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti da cui si evidenzia che le importazioni italiane di formaggi duri di latte bovino non DOP hanno raggiunto i 27,3 milioni di chili nel 2012, con un aumento dell’88 per cento in dieci anni.
Nella realizzazione di questi prodotti di imitazione, secondo Coldiretti, sono implicate spesso imprese italiane ed anche chi per ruolo avrebbe il compito di tutelare le denominazioni originali, dal quale dipende il futuro di interi territori e migliaia di allevamenti e caseifici.
I similgrana sono arrivati in Italia soprattutto dall’Europa, a partire dalla Germania (8,3 milioni di chili) e dalla Repubblica Ceca (8,1 milioni di chili) anche se in forte crescita risulta essere l’Ungheria dalla quale sono giunti ben 2,7 milioni di chili pari al 10 per cento del totale delle importazioni. Volumi addirittura superiori di questi formaggi che spesso hanno anche una assonanza fonetica con quelli nazionali.
“Il rischio è che – concludono Moncalvo e Rivarossa – i similgrana siano scambiati dai consumatori come prodotti Made in Italy perché sono spesso utilizzati nomi, immagini e forme che richiamano all’italianità, ma anche perché appare il bollo Ce con la “I” di Italia se il formaggio viene semplicemente confezionato nel nostro Paese. Di qui, le nostre richieste: intensificare i controlli anche negli stabilimenti di trasformazione del latte in Italia e all’Unione Europea di accelerare le normative per un’etichettatura completa e trasparente dei prodotti alimentari. Nel frattempo la Regione e gli Enti preposti continuano a non fornire e rendere pubblici i dati delle importazioni con un atteggiamento inconcepibile”.