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Scandalo Sanità, tutta la verità della De Girolamo


Ecco l’intervento integrale della ministra delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, venerdì 17 gennaio in Parlamento, in risposta all’interpellanza urgente di Nicodemo Oliveiro sulla scandalo della Sanità a Benevento che la vede coinvolta.

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi,
Vengo qui con spirito di grande serenità per riferire ai rappresentanti del popolo italiano sulle circostanze e sulle informazioni in mio possesso su quanto pubblicato dai giornali in questi giorni, nei quali la mia vita di politico, di persona e di donna è stata stravolta da un linciaggio e da un accanimento senza precedenti.
Vengo qui con la determinazione di spiegare a voi, rivolgendomi a ognuno di voi, i motivi per i quali mai, mai e poi mai, ho abusato del mio ruolo di deputato e mai, mai e poi mai, ho violato la legge e la Costituzione sulla quale ho giurato fedeltà.
Vengo qui con la forza della mia pulizia interiore per affermare la difesa dell’unico patrimonio che ho, a parte la mia famiglia: il mio onore, la mia dignità, la mia onestà. Il mio riserbo dei primi giorni, da alcuni scambiato per imbarazzo, è stato in realtà dettato dal rispetto che ho per il lavoro che la magistratura sta svolgendo e per il quale nutro, da sempre, una considerazione quasi sacra nella certezza che la giustizia e la verità trionfano sempre. E così, con la coscienza in pace, pur con il cuore in subbuglio per una vicenda che definirla kafkiana, è ampiamente riduttivo, parto proprio dal riassunto di ciò di cui stiamo parlando. Già, perché a leggere le ricostruzioni dei giornali sembra che sotto inchiesta sia finita io. Invece la realtà è ben diversa. E per questo ringrazio l’interpellante per aver ricordato che io non sono indagata, che è indagato il Pisapia e che le intercettazioni sono abusive.
Il 27 dicembre quattro imprenditori sono finiti agli arresti domiciliari e due dirigenti della Asl di Benevento sono stati colpiti da provvedimenti cautelari, oltre al sequestro di beni di proprietà degli indagati per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. L’accusa per tutti è di truffa aggravata e continuata in concorso e peculato, ai danni della Pubblica Amministrazione. Le indagini della Guardia di Finanza hanno preso il via a seguito di una documentata denuncia presentata in procura dal direttore generale della Asl di Benevento, Michele Rossi, in relazione all’emissione di decine di mandati di pagamento irregolari per almeno 700 mila euro. Gli altri due provvedimenti cautelari sono stati notificati a Felice Pisapia (obbligo di dimora nel comune di residenza), già direttore amministrativo e Responsabile Finanziario dell’Asl di Benevento (rimosso dall’incarico dal 17 dicembre 2012) e a Federico Russo (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), dirigente del servizio Farmaceutica dell’Asl di Benevento.
Secondo una nota del procuratore di Benevento, Giuseppe Maddalena “accadeva che venissero addebitate all’Asl prestazioni mai eseguite, con conseguente illecita distrazione di fondi pubblici. Tali condotte truffaldine risultavano poste in essere dagli imprenditori privati indagati, in concorso con Pisapia e Russo, compiacenti funzionari pubblici. Parallelamente a tali gravi condotte emergevano ulteriori fatti penalmente rilevanti (peculato), posti in essere dai predetti funzionari, consistenti nella distrazione di beni acquistati con denaro pubblico (personal computer, tablets e telefonini, del valore di circa 25 mila euro) destinati a finalità private (del tutto estranee alle attività istituzionali dell’azienda)”.
Nell’ordinanza della misura cautelare il Gip ha riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di tutti gli indagati, soffermandosi sulla pericolosità dei soggetti coinvolti nella vicenda e sulle loro capacità ed attitudini delinquenziali.
In particolare, si descrive “lo spessore delinquenziale di Pisapia» che già dal 17 dicembre 2012 era stato rimosso dall’incarico e che «aveva tentato di difendersi utilizzando la stampa locale, dopo essere stato rimosso dall’incarico, cercando di apparire come vittima di una macchinazione ordita ai suoi danni”.
Questo è quanto riportato dalle agenzie di stampa. Mai, mai e poi mai il mio nome è coinvolto nella truffa ai danni dell’Asl di Benevento che riguarda altre persone, una delle quali ha costruito il dossier abusivo e illegittimo su di me, frutto di un complotto ordito ai miei danni.
Ho scoperto infatti che uno dei funzionari raggiunti da misura cautelare aveva realizzato attività di spionaggio e dossieraggio illegali, vietati dalla legge, a mio danno nel corso di incontri tenuti nel mio domicilio privato di Benevento. Stiamo quindi parlando di conversazioni di un parlamentare, esattamente un parlamentare come voi, nell’esercizio delle sue funzioni. A nessuno sfugge che sia l’acquisizione che la diffusione di conversazioni di parlamentari dev’essere autorizzata dalla Camera di appartenenza e che il domicilio di un deputato e di un senatore è inviolabile previa autorizzazione della stessa Camera. Lascio alla magistratura il compito di stabilire l’ammissibilità sui contenuti delle conversazioni nelle quali ci sono espressioni poco eleganti, come riportato dalla stampa. Ma potrebbero anche esserci conversazioni politiche o istituzionali sulle quali il legislatore ha inteso fornire ai membri del Parlamento una sorta di difesa dagli abusi e dalle ritorsioni.
Questo dibattito, ricordiamolo, trae origine da un’attività illecita, da un fatto che costituisce reato, sia nella fase di registrazione di riunioni private, che in quella della diffusione del materiale captato da chi era già indagato.
Mi sembra che tutto ciò che il legislatore aveva previsto si è verificato. Ai miei danni s’è scatenata una ritorsione mediatica da parte di chi ha cercato di sfuggire alle proprie responsabilità verso la giustizia tramite la diffusione di conversazioni vietate dalla legge. Ma poiché considero le prerogative dello status di parlamentare come una garanzia al nostro operato e non come un privilegio, in questo momento accantono tutto ciò che potrebbe giovarmi in una difesa eventuale di qualsiasi tipo e desidero rivolgermi a voi con lo spirito e l’animo più onesto possibile.
Non considero questa Camera come un’arena dove si combattono amici e nemici, alleati e avversari. Penso che questa sia la casa degli italiani e che gli italiani debbano sapere sempre e comunque la verità, ma preservando sempre e comunque i principi fondamentali delle libertà dell’uomo, quali la libertà di pensiero e di parola. Invece sottopongo alla vostra autorevole riflessione quanto sta accadendo in queste ore nelle quali c’è una politica fuori dalla politica, un’inchiesta fuori dall’inchiesta e tutta l’impalcatura dello stato democratico viene sovvertita da manovratori occulti. Vi invito a meditare, al di là di ciò che pensiate sulla mia persona.
Stiamo esaminando due situazioni assolutamente diverse. C’è un livello giudiziario sul quale indaga la magistratura e alla quale io mi affido. C’è però poi un livello politico e cioè il contenuto di dichiarazioni private, espresse in un contesto privato. Può esserci – mi domando e vi domando – un’autorità etica in grado di giudicare sul livello gergale delle nostre espressioni all’interno delle nostre abitazioni private o delle mura delle nostre segreterie politiche? Io sono pronta a dichiararvi totale onestà, ma gradirei che analoga onestà intellettuale fosse manifestata non solo dai membri del parlamento, ma anche da ciascun italiano, per quanto noi eletti nella più alta espressione democratica, abbiamo senz’altro il dovere di essere all’altezza del mandato ricevuto.
E’ avvenuto che io abbia tenuto riunioni nel mio domicilio di Benevento. In quel periodo allattavo mia figlia e soffrivo di una particolare patologia post parto che mi costringeva a evitare frequenti spostamenti, come da certificati e documentazione che consegnerò all’Onorevole Nicodemo. Come mio dovere di parlamentare della zona ero stata interessata a numerosi problemi in ambito sanitario e avevo deciso di discuterne con i responsabili dell’azienda sanitaria, esercitando il mio diritto-dovere di segnalare questioni e cercare di trovarne la soluzione. Di tutti gli argomenti di carattere generale esaminati e cioè miglioramento del servizio, tutela delle fasce deboli, rafforzamento delle garanzie per i lavoratori precari, ovviamente non s’è parlato sui giornali. Ma era proprio questo il tema delle nostre conversazioni. No, sono state estrapolate, private dal loro contesto originario, una serie di espressioni che, collegate fra loro, costituiscono un suggestivo richiamo giornalistico, ma non sono la verità.
Il mosaico si vede nel suo insieme, non si può giudicare dalle singole tessere. Ci possiamo trovare dinanzi a un immane capolavoro se guardiamo l’immagine finale, ma possiamo anche stabilire che si tratti di una brutta opera se la guardiamo parzialmente o a pezzi. Così come è avvenuto.
Ma, poiché ho detto che mi sarei sottoposta a quest’esercizio di verità con umiltà, ma anche di forza e determinazione nel difendere i miei valori e la mia onestà, metto da parte ogni forma di garanzia che la legge mi offrirebbe e sono pronta adesso a chiarire punto su punto tutti i passaggi sui quali sono stata processata sui giornali senza essere sottoposta a indagine da parte della magistratura.
Partiamo dalla frase sui controlli che mi è stata addebitata, sempre dalla stampa, come una sorta di tentativo di condizionamento. E’ bene precisare subito che il bar e l’ospedale non hanno mai ricevuto, su mia pressione, alcun controllo dalle strutture dell’Asl. La mia era una battuta, del tutto decontestualizzata, legata anche ad altre vicende che in quel momento stavano interessando la struttura ospedaliera e che creavano disagio sociale. Quando un politico o un rappresentante istituzionale è tempestato di chiamate da lavoratori che si lamentano, da operatori che scrivono note e chiedono incontri, è ovvio che nel privato della propria dimora possa lasciarsi andare ad affermazioni che non avrebbe mai fatto in pubblico o in altra sede. Per quanto riguarda, invece, i controlli dei Nas dei Carabinieri, che non dipendono dall’Asl e che sono arrivati dopo 5 mesi dall’incontro di luglio 2012, illegittimamente captato, qualcuno abbia il coraggio di dire che li ho inviati io! Chi lo insinua si assumerà la totale responsabilità di una simile calunnia! Esprimo per questi attacchi solidarietà all’Arma dei Carabinieri, fortemente screditata da alcune testate giornalistiche che sicuramente ne risponderanno nelle sedi competenti. A tutti gli uomini dell’Arma che quotidianamente si prodigano per la sicurezza degli italiani rivolgo la mia gratitudine, solidarietà e stima. Non so chi ha mandato quei controlli, ma leggendo un’intervista dell’avvocato Roberto Prozzo, legale del direttore generale Rossi, mi sembra di capire che un’eventuale addebito al gestore uscente in merito alla conduzione dell’attività avrebbe consentito alla struttura di evitare il pagamento della relativa indennità di avviamento.
D’altra parte non avevo alcun motivo di scacciare un Liguori con un altro Liguori dato che già dal mese di aprile 2012, e cioè prima della conversazioni, il Fatebenefratelli aveva intimato il rilascio dell’esercizio commerciale per decorrenza dei termini contrattuali e ricordo ancora una volta che le registrazioni abusive risalgono a luglio 2012.
E comunque l’attuale gestore ha presentato un’offerta ritenuta economicamente più vantaggiosa, rispetto a quella di un altro concorrente, da parte del Fatebenefratelli che, ricordiamolo, è una struttura privata, come evidenziato dagli amministratori della struttura stessa.
In una terra devastata dalla camorra, dalle ruberie di milioni e milioni di euro, dalle infiltrazioni mafiose, dalla connivenza con i clan da parte di anime belle che oggi s’indignano per le parolacce del ministro, dalle omertà piccole e grandi, dalla costruzione di dossier e calunnie per inquinare il sistema democratico, in questa terra dove da anni mi batto anche a rischio della mia incolumità personale e oggi, me ne rendo drammaticamente conto, anche della mia reputazione, desta scandalo che un deputato abbia chiesto informazioni sul bar dello zio, che di questo bar era amministrazione da trent’anni. Già, semplici informazioni, visto che il dirigente di quell’ospedale, peraltro, lo ripeto, privato, ha dichiarato di non aver subito nessuna pressione da me e di aver assegnato il servizio semplicemente su una valutazione della migliore offerta economica. E comunque io non ho esercitato nessuna pressione né direttamente né tantomeno indirettamente.
Veniamo alle dislocazioni territoriali. Io accusata di manovrare l’Asl per fini elettoralistici e personali? Mai bugia fu più grossa! Anche perché, visto l’allora sistema elettorale, sganciato da ogni forma di preferenza per il singolo candidato alla Camera, non ci sarebbe stato alcun bisogno di cento voti in più o in meno per determinare la mia elezione. Viceversa ho ascoltato sempre con molta attenzione le sollecitazioni provenienti dalla cittadinanza affinché si migliorasse il sistema sanitario che, nel territorio sannita, è stato sempre al di sotto degli standard nazionali. L’ho fatto ancor prima che il manager Rossi arrivasse alla guida dell’Asl, quando nel 2008, da rappresentante di quest’Assemblea, democraticamente eletta, presentai un’interrogazione all’allora Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, per chiedergli un intervento teso ad aprire la struttura sanitaria di San Bartolomeo in Galdo (di cui si parla nelle registrazioni abusive pubblicate dalla stampa). San Bartolomeo in Galdo: una cittadina del Fortore distante 80 chilometri da Benevento, al confine tra Campania, Puglia e Molise. Una struttura costata cinquanta miliardi di lire, mai aperta nonostante due leggi regionali campane ne prevedessero l’attivazione. Ho combattuto per la gente, per il popolo che in quel martoriato Fortore moriva anche per l’assenza di un’ambulanza (basta cercare caso donna morta infarto o parto). Ora in quella struttura è localizzato un Psaut (Pronto Soccorso Attivo) che, a differenza di dove era allocato prima, ha triplicato gli interventi. Questa è la chiara ed inequivocabile dimostrazione di come quel territorio necessitava di un’assistenza che non aveva.
Se aver evitato altri morti è una colpa, Colleghi vi chiedo scusa!
Ma sinceramente se mi pento per alcune espressioni colorite, usate però in un contesto privato, non mi pento di aver lavorato per aiutare la gente che chiedeva ad alta voce maggiore assistenza sanitaria.
Ho seguito, ad esempio, la vicenda della chiusura dell’ospedale di Cerreto Sannita, altra bella cittadina della provincia di Benevento, che insieme ad un intero territorio è rimasta sguarnita dell’assistenza sanitaria e che ancora oggi chiede maggiore tutela. Così come ho chiesto notizia del dislocamento sul territorio dei Saut (punti dove sono allocate le autoambulanze per l’emergenza 118) che, come dimostrano le continue lamentele provenienti dal territorio (e potremmo prendere la cartina della provincia di Benevento per verificarlo) necessitavano di una rivisitazione; una rivisitazione che non c’è mai stata! Ho inoltre sollecitato, sempre nella funzione di deputato rappresentante del territorio, una maggiore attenzione in relazione ad alcune strutture che l’Asl aveva in fitto a prezzi esorbitanti e sulle quali avevo ricevuto diverse lettere di cittadini, nonché su una scandalosa vicenda di un altro stabile dell’Asl comprato a cifre milionarie e ora abbandonato.
Insomma, ho seguito sul territorio tante vicende che mi venivano poste da amministratori e cittadini, ma sempre e soltanto nell’interesse esclusivo della buona sanità, dei cittadini e, giammai, per interessi personali o elettorali.
Di fronte a tali inequivocabili azioni politiche i riferimenti da me riservati a qualche sindaco, peraltro nel privato della mia abitazione, non possono essere intese se non come mere espressioni ironiche, decontestualizzate dal ragionamento. Mai e poi mai avrei immaginato, ed i fatti lo dimostrano, di orientare scelte per altri scopi se non per l’interesse pubblico.
Addirittura mi hanno accusato di aver fatto telefonate per far togliere una multa dell’Asl a un rivenditore di mozzarelle. Non ho mai fatto alcuna telefonata per annullare una sanzione! Non mi sono mai interessata alla ormai nota vicenda “delle mozzarelle di Benevento”! I relativi controlli infatti sono stati effettuati congiuntamente dall’ASL e dalla Guardia di Finanza e i relativi atti sono stati trasmessi immediatamente alla Procura della Repubblica. Sarei stata così influente, dunque, da condizionare e controllare l’operato dei Nas, della Guardia di Finanza e dell’ASL?
La mancanza di influenza del cosiddetto “Direttorio” la si dimostra con quello che è accaduto dopo le conversazioni illecitamente carpite.
Infatti la posizione del titolare del negozio di mozzarelle si è addirittura aggravata visto che a distanza di un mese, cioè in data 10 settembre, gli viene regolarmente notificata la sanzione amministrativa e ad oggi è sottoposto ad un procedimento penale. Aggredirmi, nonostante io non sappia nulla, credo che rappresenti un accanimento ingiustificato e senza precedenti.
Questo accanimento è ancor più evidente laddove mi si accusa di aver interferito con gli incarichi dirigenziali dell’ASL.
Non ho mai indicato dirigenti medici o professionisti da nominare, anche perché chi dice ciò è poco informato o, ancor peggio, in malafede.
L’Asl di Benevento con la guida di Rossi ha ridotto la pianta organica dei primari, quindi non vi erano primari da fare.
Respingo quindi con fermezza anche ogni allusione in merito a presunti miei interessamenti, seppur per interposta persona, finalizzati a favorire la nomina del dott. Molinaro, col quale, peraltro, in merito alle sue ambizioni professionali non mi sono mai e poi mai confrontata.
Tra l’altro dalla rassegna stampa di ieri noi tutti abbiamo avuto modo di apprendere gli esatti contorni della vicenda.
Lo stesso dott. Molinaro, infatti, ha chiarito con un comunicato che la questione riguarda un contenzioso ancora pendente innanzi all’autorità giudiziaria amministrativa tra lui e l’ASL, in cui l’Avv. Papa risulta essere difensore del predetto dirigente sanitario.
D’altra parte anche il Prof. Di Salvo, all’epoca commissario straordinario dell’ASL, ha categoricamente escluso ai giornalisti che lo hanno intervistato ogni forma di un mio personale interessamento alla vicenda.
Non vedo pertanto di cosa io debba rispondere, considerato anche che non è mai stato mio costume assumere informazioni dai miei collaboratori sulle questioni specifiche attinenti alle loro rispettive attività professionali.
Posso, quindi, ribadire con estrema serenità di non aver mai sponsorizzato alcun incarico, nello specifico, ai vertici dell’ASL, e, più in generale, in qualsiasi struttura sanitaria pubblica.
Certo non posso negare che mi sia stato da più parti richiesto, anche da persone autorevoli, di intervenire per far attribuire incarichi nelle strutture sanitarie, a parenti, amici, compagne, mogli, fratelli. Ho sempre detto di no!!! E forse oggi mi fanno pagare anche questo.
Relativamente alla questione concernente l’appalto del 118 pago ancora una volta lo scotto di aver cercato di dare risposte alle pressioni sociali provenienti dai lavoratori del settore che, da mesi, protestavano in quanto non pagati dall’ATI affidataria del servizio.
Sarebbe stato sufficiente scorrere la rassegna stampa locale dell’epoca per avere contezza del fatto che nel luglio 2012 erano in atto numerose iniziative di protesta da parte dei predetti lavoratori, che ho incontrato diverse volte anche nella sede del mio partito di Benevento, poiché rivendicavano mesi di retribuzione non pagata da parte dell’ATI Sanit – Modisan.
Mi riferivano inoltre che la Sanit minacciava di interrompere il servizio ritenendo che il corrispettivo non fosse adeguato all’entità dell’appalto.
L’unico modo, pertanto, per scongiurare l’interruzione del servizio e per allentare la tensione sociale dei lavoratori era quello di procedere ad un nuovo affidamento che avrebbe consentito il cosiddetto passaggio di cantiere, ossia l’assorbimento del personale del gestore uscente da parte del nuovo aggiudicatario.
Tuttavia erano evidenziati ostacoli giuridici all’espletamento immediato di una nuova gara, fondati sulla circostanza che la Regione Campania, con delibera del commissario ad acta n. 57 del giugno 2012 aveva da poco disposto la creazione del DIE (Dipartimento Integrato dell’Emergenza).
In base a quanto riferitomi, infatti, con tale atto la Regione aveva imposto all’ASL e all’Azienda Ospedaliera “Rummo” di dar vita entro pochi mesi alla creazione di un unico Centro decisionale, il DIE appunto, alle dipendenze di ambedue le aziende, con la funzione di riorganizzare la rete emergenziale ed inglobare quindi anche le funzioni del servizio 118.
Conseguentemente si riteneva che non fosse giuridicamente ipotizzabile in quel momento una gara del servizio 118 da parte della sola ASL, presupponendo detta gara un affidamento per un arco temporale sufficientemente lungo, incompatibile con la propedeutica necessità di definire l’intera rete emergenziale, la cui competenza, però, era stata affidata dalla Regione all’istituendo DIE e non all’ASL.
Nell’ambito di questa complessa problematica, sia in termini sociali che giuridici, si inserisce la discussione in questione finalizzata, esclusivamente, a trovare una soluzione per far fronte alla più volte minacciata interruzione del servizio e alle rivendicazioni, non solo economiche, dei lavoratori interessati.
In definitiva, quindi, si è trattato di una semplice, ma sentita discussione su tematiche di carattere tecnico per risolvere annosi ed urgenti problemi sociali.
Peraltro il sig. Pisapia già in data 23 giugno 2012, ossia un mese prima della riunione in questione, aveva autonomamente assunto un provvedimento con cui prorogava l’affidamento del servizio fino al 31 dicembre. Questo dimostra come costui sia venuto in casa mia, munito di registratore, consapevole di avere fatto la proroga, al solo fine di provocare una discussione da utilizzare successivamente per coprire le sue attività delinquenziali.
E con fermezza e fierezza posso escludere che nell’arco dell’intera discussione io abbia mai fatto riferimento, direttamente o indirettamente, ad interessi di natura privatistica o espresso favoritismi per una ditta piuttosto che per un’altra.
Tutto questo dimostra che non esiste nessun Direttorio politico-partitico.
Ringrazio gli interpellanti per avere sollevato anche la questione del controllo sugli enti vigilati del Ministero e sulle nomine da me effettuate in questi mesi di Governo.
Innanzitutto, sottolineo come i commissariamenti da me disposti sono stati effettuati nel pieno rispetto della legalità e del ruolo di vigilanza che la normativa vigente assegna al Ministero con particolare riferimento ai casi di Agea e Inea.
In linea generale, ricordo che l’articolo 13 del decreto legislativo n. 419 del 1999, nel prevedere la revisione statutaria degli enti pubblici nazionali ha previsto, tra l’altro, la ridefinizione dei poteri di vigilanza secondo criteri idonei a garantire l’effettiva autonomia dell’ente, ferma restando l’attribuzione all’autorità di vigilanza del potere di approvazione dei bilanci e rendiconti, nonché, per gli enti finanziati in misura prevalente con trasferimenti a carico di bilanci pubblici, di approvazione dei programmi di attività.
L’affidamento di incarichi e consulenze nell’ambito dei predetti enti rientra quindi nella sfera di autonomia amministrativa rispetto all’autorità politica cui è affidata la vigilanza ed è rimessa, secondo gli statuti e le norme applicabili a ciascun ente ai competenti organismi di valutazione preposti proprio a tale finalità.
Il potere di vigilanza del Ministro si concretizza dunque principalmente in un controllo sui bilanci dell’ente, volto ad assicurare, come ha affermato anche la giurisprudenza amministrativa, tutte le finalità di legge e statutarie dell’Ente.
Proprio in ragione di tale potere, la stessa giurisprudenza (da ultimo TAR Lazio sent. 529/2012, riguardante proprio il precedente commissariamento di AGEA) ha evidenziato come «allorché l’organo vigilante riscontri un non funzionamento degli organi di gestione degli enti vigilati, è principio generale, che non necessita di specifica attribuzione legislativa, il potere-dovere di sostituire tali organi in via straordinaria, a mezzo di un proprio commissario, fino a quando non si renda possibile il rinnovo dei medesimi organi, secondo le norme statutarie o di legge che li disciplinano».
Nel caso dell’AGEA, ricordo che il direttore generale, nominato dal mio predecessore, nell’annunciare le sue dimissioni, aveva denunciato «colpevoli trascuratezze e da pregiudizievoli attenzioni». Del resto, la situazione dell’Agenzia è stata anche oggetto della relazione depositata dalla Corte dei conti il 7 maggio 2013, nella quale la Corte per gli esercizi dal 2009 al 2011, ha espresso giudizi di inefficienza e di inefficacia nei riguardi dell’attività dell’Agenzia stessa, sottolineando peraltro come gli impegni assunti dall’Agenzia nel corso degli anni si siano rivelati “poco attendibili”.
La materia è stata inoltre oggetto di un atto di sindacato ispettivo presentato proprio da una autorevole esponente del PD, la senatrice Pignedoli ricorda come tali carenze gestionali abbiano portato alla perdita di ingenti quote di finanziamenti europei, oltre all’annosa questione della gestione delle quote latte.
Di fronte a tali evidenze, non ho potuto che esercitare il potere che lo stesso statuto dell’AGEA, all’articolo 19, attribuisce al Ministro vigilante, cioè proporre al Presidente del Consiglio il commissariamento dell’ente, individuando nel generale della Guardia di Finanza, Giovanni Mainolfi, la persona più appropriata per lo svolgimento del delicato incarico.
Un incarico che il generale Mainolfi sta svolgendo con grande scrupolo e rigore ed ha consegnato, proprio in vista dell’odierno confronto parlamentare, un fascicolo che chiedo di poter mettere a disposizione anch’esso dei colleghi, in cui si evidenziano tutte le pesanti irregolarità riscontrate nella gestione dell’Agenzia ed rispetto alle quali ho lavorato, fin dal primo giorno del mio insediamento, per trovare soluzioni nel più rigoroso rispetto della legalità.
In tale prospettiva ed in coerenza con tale indirizzo, la corrente gestione commissariale ha reputato prioritario affrontare subito le problematiche già sul tappeto e quindi parallelamente si è intervenuto sul versante dei molteplici fronti che interessano Agea ed i rapporti tra la stessa Agea e le controllate ed in particolare Sin Spa.
a. Sotto il primo profilo si è dovuto interagire con:
• la Guardia di Finanza che come noto agli inizi di ottobre ha dato avvio ad un’indagine su tutto il territorio nazionale che ha interessato tutti i CAA (centri di assistenza all’agricoltura) e che in un primo momento ha portato Agea a sospendere i pagamenti dell’acconto della domanda unica per un importo di circa 300 milioni di euro. Tale sospensione si è resa necessaria a seguito di quanto comunicato dalla Guardia di Finanza, in quanto sussistevano molteplici problematiche in merito alla legittimità dell’erogazione;
• con l’Olaf si è confrontato in merito ad un’indagine circa una problematica riguardante alcune decine di milioni di euro concernente il registro dei debitori. Tale criticità non è disgiunta da un’altra di più ampia e generale portata che ha visto il Commissario Agea disporre che venisse interessata l’Autorità giudiziaria ordinaria e la Procura presso la Corte dei conti per una vicenda relativa a ben 192 mln di euro di debiti (di cui ben 42 già prescritti ) non contabilizzati nell’apposito registro dei debitori;
• con la Procura della Repubblica di Roma per una vicenda connessa al rapporto di lavoro del signor Paolo Gulinelli, il quale, come noto da fonti aperte, beneficia di un contratto di lavoro da dirigente che gli garantisce una posizione di particolare e straordinario privilegio.
b. Sotto il secondo profilo si è provveduto:
• a ripristinare la funzionalità degli organi amministrativi di Sin SPA;
• in relazione al contenzioso interno tra Sin e soci privati, in merito ad una relazione di collaudo generale delle attività svolte, ad interessare l’avvocatura Generale dello Stato in merito alla legittimità dello stesso, da un lato ed a commissionare un audit generale all’Isti di Pisa ed al CNR, dall’altro, per definire, in termini il più possibile netti e una volta per tutte, una querelle che si trascina da ormai due anni;
• si è dato mandato ad un legale per approntare un’azione di responsabilità nei confronti del management di Sin SPA per l’attività di governo aziendale svolta, dalla sua nascita fino alla metà del 2012;
• ad istituire un organismo di Trasparenza e di garanzia dell’azione amministrativa dell’azione del Commissario costituito da Magistrati designati dal Consiglio Superiore della Magistratura, dal Consiglio di Stato, dalla Corte dei Conti e dall’Avvocatura Generale dello Stato;
• ad approntare Convenzioni per la collaborazione e lo scambio di informazioni con la Guardia di Finanza, con l’Arma dei Carabinieri, con la Polizia di Stato, con il Corpo Forestale dello Stato e con la Direzione Nazionale Antimafia;
• ad istituire un gruppo di lavoro per la tracciatura delle procedure d’iscrizione nel Registro debitori. Tale attività è stata recentemente conclusa ed il risultato è stato già inoltrato ai competenti organi della Commissione di Bruxelles per la condivisione. A tale attività seguirà, anche alla luce della nuova Pac 2014/2020, l’allineamento delle procedure informatiche del Sian;
• ad istituire un organismo di audit con compiti anche di monitoraggio delle attività e delle procedure in essere nell’ambito di Agea;
• istituire apposito Numero verde con relativo regolamento, nell’ottica della migliore prossimità del servizio all’utente;
• ad interessare l’Avvocatura Generale dello Stato a fronte della parcella pervenuta da un professionista, di circa 6 milioni di euro, per un attività di consulenza i cui contorni destano qualche perplessità anche in merito alle modalità di conferimento del predetto incarico;
• a richiedere alle controllate la presentazione dei budget per il 2014, anche nella considerazione che Sin, per il 2013, non ha provveduto affatto ad adempiere a tale incombenza;
• ad anticipare il secondo acconto della Domanda Unica per la regione Sardegna colpita dalla recente alluvione per un ammontare di 19,9 Mln euro;
• un accordo di collaborazione con l’ INPS;
• un accordo con il Ministero dell’Interno per superare le criticità in materia di certificazione antimafia;
• emanare disposizioni che nell’ottica della spending review per incidere sui costi di gestione delle controllate.
Con riferimento al SIN, faccio presente che, in relazione all’emergere di notizie di stampa in merito alla gestione della Società, con nota del Capo di Gabinetto dello scorso 7 gennaio è stato chiesto ai competenti uffici dell’amministrazione del Ministero, in coerenza con gli obiettivi di efficienza e trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, un’analitica informazione sulle problematiche riscontrate nella gestione di SIN.
In merito al recente commissariamento dell’Inea, alla luce dei principi generali sopra richiamati sulla responsabilità del Ministro vigilante, all’inizio dell’attuale legislatura vi sono state numerose segnalazioni e interrogazioni parlamentari che evidenziano presunte irregolarità gestionali all’interno dell’Istituto nazionale di economia agraria (Inea); fra le altre ricordo l’interrogazione a risposta scritta del 15 maggio 2013 da parte dell’on. Madia che sollecitava la predisposizione di una verifica ispettiva finalizzata a far luce sulla continua rincorsa a consulenze esterne e a verificare nel dettaglio tutte le consulenze affidate senza nessuna richiesta di fabbisogno espressa dai dirigenti dell’Inea, valutandone la congruenza sia in termini scientifici che di compenso. Sulla base di tali segnalazioni ho, com’è noto, proceduto dapprima con la nomina di una Commissione di indagine volta ad accertare la fondatezza dei rilievi. L’esito dell’attività ispettiva ha confermato l’esistenza di reiterate irregolarità gestional