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Salgono i prezzi al consumo calano quelli al produttore


Il 31 dicembre i cavolfiori sono stati venduti dal produttore al grossista a 40 centesimi al chilo, dal grossista al dettagliante a 1,05 euro e sono giunti sui banchi di vendita mediamente a 1,70 euro. L’uva da tavola da 45 centesimi al chilo al produttore è passata a 1,90 euro al consumatore.
Sono solo due esempi, dei tanti che si potrebbero fare, del divario tra quotazioni all’origine e al consumo, con prezzi che, nei vari passaggi, addirittura quadruplicano. Lo sottolinea Confagricoltura in base alle rilevazioni dell’osservatorio SMS Consumatori-Ismea.
Dai dati provvisori diffusi da Istat, a dicembre i prezzi al consumo della verdura sono aumentati del 4,1% su base annua (a fronte di -4,4% a novembre), la frutta invece è diminuita dell’1,2%, nel complesso gli alimenti non lavorati hanno registrato una crescita tendenziale dell’1,7%. Invece, in base alle ultime rilevazioni Ismea, i prezzi al produttore, a novembre, sono calati del 3,6% su base annua. Confagricoltura osserva come risulti difficile far quadrare i conti aziendali quando ci si trova con quotazioni non remunerative, aumenti dei costi e un pesante carico fiscale e burocratico. Secondo l’Organizzazione degli imprenditori agricoli è dunque necessario l’impegno condiviso di tutta la filiera per salvaguardare e rilanciare l’agroalimentare.