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Sacchetto assicura, a caccia in Piemonte dal 29 settembre


In Piemonte la stagione venatoria inizierà regolarmente il 29 settembre, come era previsto prima che il Tar la sospendesse: ad affermarlo è l’assessore regionale all’agricoltura Claudio Sacchetto, che in aula ha osservato che i motivi della bocciatura da parte del Tar (ovvero mancanza di un Piano Venatorio, calendario non conforme alle indicazioni dell’Ispra, e assenza di alcune Valutazioni di incidenza ambientale) sarebbero infatti superati.
“La Giunta regionale – ha ricordato Sacchetto – ha adottato il piano faunistico-venatorio regionale, e il calendario di caccia verrà modificato nei prossimi giorni. Le valutazioni di incidenza ambientale invece ci sono e c’erano anche prima, quindi uno dei tre motivi non esiste. Laddove eventualmente le valutazioni manchino, la legge dice che è vietato cacciare, quindi il problema non esiste”.
Secondo l’assessore, il calendario dovrà essere adeguato per la chiusura della caccia alla beccaccia (il 20 gennaio 2014 anziché il 26 come indicato nel documento sospeso) e di quella al tordo (il 10 gennaio anziché il 12).
L’auspicio degli agricoltori è che riprenda al più presto anche la caccia di selezione agli ungulati, con più efficacia di quanto non sia avvenuto nel passato.
I sovraccarico di ungulati ha portato ad una rottura drammatica dell’equilibrio ecosistemico. I danneggiamenti causati dalla fauna selvatica sono in notevole aumento e stanno mettendo in ginocchio le aziende agricole. Il problema non riguarda solo l’agricoltura, perché gli incidenti causati dagli ungulati sono stati numerosi ed alcuni hanno messo in serio pericolo di vita le persone.
“Dispiace che le forze politiche abbiano utilizzato ancora una volta la caccia – ha dichiarato il presidente della Cia di Torino Lodovico Actis Perinetto – come argomento per dividersi secondo il consueto gioco delle parti. Per noi agricoltori invece il blocco anche della caccia di selezione rappresenta una decisione drammatica, che non tiene conto dei danneggiamenti che la fauna selvatica infligge costantemente alle aziende agricole, né degli oltre 500 casi di incidenti stradali accertati solo lo scorso anno nel Torinese e verificatisi per il coinvolgimento di ungulati. Un’emergenza che ormai non è più circoscritta solo alle campagne ma interessa anche i principali centri urbani della nostra provincia”.
“La Cia di Torino – ha concluso Perinetto – ha intrapreso nel luglio scorso la raccolta firme “Cinghiali, no grazie!” proprio per richiamare l’attenzione delle Amministrazioni pubbliche sulla mancanza di qualunque equilibrio eco-ambientale tra i numeri raggiunti dalla popolazione di cinghiali e caprioli presenti nelle nostre zone e le reali risorse a disposizione di questi territori, raccogliendo ad oggi l’adesione di oltre 5.000 persone. Confidiamo che questa mobilitazione contribuisca a chiarire al grande pubblico come il proliferare di cinghiali e caprioli metta a rischio la produttività di molte imprese agricole e la loro garanzia di reddito”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente regionale della Cia Roberto Ercole: “La decisione di imporre lo stop alla caccia di selezione è paradossale. Contenere il numero di cinghiali e caprioli è essenziale per salvare le coltivazioni agricole”.
“L’elevata e incontrollata densità degli ungulati – ha aggiunto Ercole – è un problema che attende da troppi anni di venire risolto. La popolazione faunistica va riportata a livelli accettabili. Gli agricoltori coltivano per produrre e vendere i propri prodotti e non per vedersi devastare e poi ripagare le colture, spesso con ritardo ed in maniera inadeguata. Auspichiamo che la Giunta regionale provveda al più presto ad adottare gli atti amministrativi necessari per ovviare al blocco della caccia di selezione agli ungulati”.

(nella foto: Claudio Sacchetto)