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Rinviato voto sul TTIP cosa c’è che non va


Il presidente del Parlamento, il socialdemocratico Martin Schulz, ha rimandato a data da destinarsi il voto sul TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) ed ha rinviato il testo della Risoluzione alla Commissione Commercio Internazionale per un supplemento d’esame. Troppi gli emendamenti, si legge nella motivazione della decisione presa dal presidente.
L’obbiettivo TTIP è quello di eliminare le barriere non tariffarie che regolano gli scambi tra USA e UE. In altre parole, eliminare le differenze normative e regolamentari che rendono difficili gli scambi economici, per allargare le opportunità d’investimento e facilitare la partecipazione delle imprese multinazionali agli appalti pubblici.
Sul TTIP circolano opinioni di segno molto diverso: c’è chi lo sostiene, chi è prudente e chi lo avversa molto duramente.
Paolo de Castro, coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue e relatore per il TTIP, è convinto che i negoziati vadano portati avanti per garantire alle eccellenze agroalimentari italiane importantissime quote di mercato che oggi sono detenute da prodotti ‘italian-sounding’”.
Paolo De Castro ricorda anche che “l’Europarlamento ha il potere di veto e se il risultato negoziale non ci soddisferà, voteremo contro, come già fatto per l’accordo Acta”.
Per il ministro Martina “Non si accettano accordi al ribasso, ma oggi la Ue esporta verso gli Stati Uniti 16 miliardi di prodotti agroalimentari e ne importa 9. Con il TTIP si possono aprire ancora moltissimi spazi”.
Se per Paolo De Castro e per Maurizio Martina si deve attendere la fine del negoziato prima di esprimere un giudizio definitivo, per Slow Food e per tutti i movimenti anti TTIP le Istituzioni europee dovrebbero immediatamente interrompere i negoziati con gli Stati Uniti, perché è certo che le conseguenze saranno negative. Ad esempio, secondo i movimenti anti TTIP, si andrà ad una standardizzazione al ribasso delle regole sulla sicurezza alimentare, sull’etichettatura e sulla tracciabilità dei prodotti.
Un altro degli aspetti controversi delle negoziazioni sul TTIP è la cosiddetta Isds. Secondo i sostenitori del trattato si tratta di strumento di diritto pubblico internazionale che permette agli Stati il ricorso all’arbitrato in caso di violazione dei termini dell’accordo. Per i detrattori invece tali clausole consentirebbero alle multinazionali americane ed europee di disporre di un potente mezzo per contestare una regolamentazione statale o comunitaria troppo stringente rispetto ai loro interessi strategici e corporativi.
Il riserbo che circonda la trattativa é uno degli aspetti più ambigui del TTIP e non aiuta certa a renderlo “popolare”. Viviamo in un’epoca segnata dai complottismi, e la percezione che i governi servano gli interessi della finanza e della grande industria è incentivata dalla scarsa trasparenza dei meccanismi decisionali. In Europa, ciò è aggravato dalla scarsa familiarità dei cittadini con le istituzioni dell’Unione europea.
Comunque si concluda la vicenda del TTIP, è ormai chiaro che non si puo’ arrestare la globalizzazione dei mercati, salvo voler mettere le brache alla storia, ma è assolutamente necessario che la globalizzazione venga governata meglio ed al centro ci siano i diritti dei cittadini, compreso il diritto alla sicurezza alimentare. Il TTIP va nella direzione giusta? Lo sapremo solo strada facendo.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte