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Riflessioni ad alta voce sul nuovo corso di Slow food


Slow Food Italia ha un nuovo presidente. È il sannita Nino Pascale, agronomo, che ha vinto il congresso gareggiando con Cinzia Scaffidi, laureata in filosofia e dal 1992 a Bra con l’incarico di direttore del centro studi dell’associazione. Si sono confrontati sulla base di programmi distinti.

APERTURA VERSO L’ESTERNO?
Pur avendo perso, Cinzia Scaffidi ha comunque accettato di stare accanto a Nino Pascale nel percorso di rinnovamento di Slow Food. E dunque le due linee dovrebbero trovare una sintesi in un’apertura a tutto campo dell’organizzazione verso l’esterno senza più il protagonismo assorbente del fondatore.
Benché accomunati dal Petrini-pensiero delle origini, entrambi sembrano intenzionati a superare il modello carismatico e plebiscitario fondato sul dialogo esclusivo con il grande pubblico e dare invece via libera ad un modello capace di ritagliarsi un proprio spazio nel mondo della rappresentanza sociale e di confrontarsi con tutti i soggetti sociali e istituzionali.

STORIE DI ERETICI
Intervenendo al congresso, un’altra personalità carismatica, don Ciotti, ha incitato i nuovi dirigenti ad essere eretici. Già cinque secoli fa, un grande eretico, Calvino, incitò un altro Pascale, Gian Luigi, rampollo di una antica famiglia patrizia di Cuneo, a scendere nell’Italia meridionale per predicare il credo protestante nelle comunità valdesi. Queste erano fuggite nel Duecento dal Piemonte per sottrarsi alle persecuzioni della chiesa. Il cuneese Gian Luigi Pascale riuscì a risvegliare in quelle popolazioni l’insegnamento di Valdo e aggiunse la critica spietata verso la chiesa di Roma che accumulava ricchezze e onori mondani anziché vivere nella sobrietà e nell’umiltà. Ma fu denunciato per eresia, processato e condannato dal tribunale dell’Inquisizione, strangolato e poi arso in una pubblica esecuzione davanti a Castel Sant’Angelo a Roma. E migliaia di contadini calabresi e pugliesi che lo avevano seguito ebbero un sorte analoga.
Gli eretici nella storia hanno avuto la funzione di scardinare verità consolidate e mettere in crisi punti di vista universalmente accettati in modo acritico come evidenti. In molti casi sono finiti male, come Gian Luigi Pascale, ma in qualche situazione gli eretici sono riusciti a prendere il potere e sono a loro volta diventati persecutori, pretendendo di essere gli unici depositari della verità. Oggi, fortunatamente, una sana diversità di pensiero, persino se la diversità è radicale, è ritenuta la base stessa di una società civile ed avanzata. Il confronto tra idee diverse è il motore dello sviluppo. Vi sono però persone che ritengono di essere depositarie della verità assoluta e non accettano a qualsivoglia diversa opinione.

GUERRE DI RELIGIONE
Mentre formuliamo a Nino Pascale i migliori auguri di buon lavoro, lo esortiamo ad aprire a percorsi dialoganti con le altre rappresentanze del mondo agricolo e ad infondere nei propri associati il senso del rispetto per le idee e le scelte altrui. Le guerre di religione tra l’agricoltura biologica e biodinamica e l’agricoltura convenzionale sono insensate. Il rapporto d’amore e di rispetto per la terra è identico da parte di tutti quelli che la lavorano. Le scelte imprenditoriali compiute dai singoli agricoltori non sono frutto di ideologia, ma la conseguenza del territorio in cui gli stessi agricoltori operano e del mercato a cui si rivolgono e, come è a tutti noto, i territori sono molto diversi ed i mercati altrettanto. Non tutti possono fare la stessa cosa.

GUARDARE AVANTI
Condannare senza appello l’agricoltura moderna significa anche dimenticare i miglioramenti fatti dei nostri nonni, non rispettare la fame che hanno patito e gli sforzi da loro compiuti. Di questo errore è portatrice soprattutto chi è vittima di un sapere nostalgico, secondo cui tutto o molto di ciò che è presente è corrotto, mentre tutto o molto di ciò che viene dal passato è buono. E’ vero che il progresso comporta non solo dei vantaggi, ma anche dei problemi. Questi ultimi si devono però risolvere guardando in avanti e non all’indietro e riponendo fiducia nelle nuove tecnologie applicate all’agricoltura, che possono dare un grande aiuto a salvaguardare l’ambiente ed a tutelare il clima e garantiscono, molto meglio che in passato, la sicurezza degli alimenti.
Anziché schierarci ogni volta tra papisti e luterani, dovremmo tutti sforzarci di capire le ragioni di coloro che fanno scelte diverse da quelle che ciascuno di noi auspica e cercare insieme il meglio per un settore, quello agricolo, cui siamo profondamente legati.

Roberto Barbero, presidente Cia Torino