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Revisione macchine agricole e patentini: diciamo basta!


“In questi giorni – informa il direttore della Cia di Cuneo, Igor Varrone – il nostro presidente nazionale Giuseppe Politi ha scritto al Ministro dell’agricoltura in merito all’accordo Stato-Regioni che introduce l’abilitazione all’utilizzo dei trattori e di altri macchinari ed alla legge di stabilità che comporta la revisione delle macchine agricole, chiedendo una proroga dei provvedimenti”.
“Si tratta di norme – rileva Varrone – che rappresentano ennesimi insostenibili oneri per le imprese agricole, già sottoposte ad una miriade di nuovi e complessi adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro. L’impostazione con cui sono formulate le disposizioni sulla revisione, inoltre, sono tali per cui gran parte del parco macchine presente nelle aziende agricole potrebbe essere considerato non suscettibile di superare la revisione. Operazione che, peraltro, è attuata in assenza di interventi di sostegno economico per la messa in sicurezza delle macchine agricole. Di fronte a questa situazione la revisione delle macchine agricole, per poter essere avviata, deve essere parte di un intervento molto più complesso e articolato su più fronti. Si ritiene, pertanto, che non vi siano in questo momento i presupposti per introdurre la revisione obbligatoria delle macchine agricole e si chiede una sospensione dei termini fissati. Nel contempo la Cia ha ribadito il suo forte e continuo impegno e la sua massima collaborazione per il miglioramento dei livelli di sicurezza delle aziende agricole che deve essere perseguito attraverso interventi efficaci, articolati e non penalizzanti per gli operatori”.
“In questo bailamme di nuovi obblighi, con norme che vengono modificate continuamente arricchendole di ulteriori carichi burocratici – segnala il Direttore della Cia cuneese – finisce che qualcuno si improvvisa “gestore di formazione”, organizzando corsi per agricoltori, a pagamento, per il rilascio di attestati che non avranno alcun valore effettivo. Ancora una volta è proprio la burocrazia che sta causando problemi non indifferenti per l’agricoltura. Già oggi un’azienda agricola, per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire le carte richieste dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e, pertanto, nel 58 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge tale attività e per il restante 42 per cento si rivolge esternamente ( servizi di organizzazioni sindacali agricole, liberi professionisti) ma, purtroppo, nel mare magnum delle incombenze burocratiche c’è sempre lo spazio per gestori improvvisati di formazioni fasulle e di rilascio di attestati bidone”.