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Residui di potatura “Va cambiata la legge”


E’ assurdo considerare illecita la bruciatura in campo. Sull’argomento Coldiretti è intervenuta tempestivamente in tutte le sedi competenti, a partire dal “livello nazionale”, sollecitando un provvedimento in grado di correggere questa evidente anomalia.

La millenaria pratica di bruciare in campo le ramaglie e i sarmenti di potatura, pur con tutte le precauzioni necessarie al fine di scongiurare rischi di incendio, è sempre stata attuata e, in alcun circostanze, consigliata, come nel caso in cui si debba con essa provvedere all’eliminazione di pericolosi patogeni delle piante coltivate presenti nei residui legnosi.
Va da sé che, in tutti i casi in cui ciò risulta possibile, si è sempre provveduto a recuperare il materiale derivante dall’attività di potatura o di espianto dei frutteti e vigneti giunti a fine ciclo, non fosse altro per utilizzarli, come suggerisce il buon senso, nel caminetto di casa o nel forno a legna.
Il materiale più minuto, o in tutti i casi in cui la raccolta dei residui di potatura non risulti conveniente, la pratica più diffusa è la trinciatura in campo, attuata anche allo scopo di reintegrare la sostanza organica del terreno.
Vi sono tuttavia casi in cui, vuoi per prevenire la diffusione di pericolosi patogeni, vuoi perché le condizioni di pendenza dei campi rendono pericoloso il ricorso ai mezzi meccanici utilizzati per la trinciatura – si pensi a molti vigneti e corileti delle nostre colline – si provvede alla raccolta di questo materiale in piccoli cumuli ed alla loro successiva combustione controllata in campo.
Tutto questo al’insegna del buon senso e della consolidata e corretta pratica agronomica.
Ci sarebbe da chiedersi dove stia il problema.
Il problema è che, in base alla legislazione vigente, se i residui provenienti dalla potatura, pulizia di campi e giardini… vengono bruciati in campo, sono considerati rifiuti, poiché è manifesta l’intenzione del proprietario di disfarsene attraverso una pratica (la bruciatura) che, considerando questo materiale un rifiuto, risulta illecita.
Ma c’è di più, i provvedimenti assunti per contrastare lo smaltimento illecito di rifiuti, quelli veri in questo caso, della “terra dei fuochi”, ha inasprito le pene, configurando per l’attività di bruciatura di ramaglie un reato penale ed arrivando perfino a prevedere il sequestro del campo su cui tale azione viene svolta.
Quindi una fascina di rami bruciata in campo rappresenta un rifiuto, bruciata nel “barbecue” o nel caminetto di casa no!
Risulta legittimo chiedersi a questo punto se una tale norma non finisca per avvantaggiare chi dalla classificazione del materiale ligno – cellulosico come rifiuto trarrebbe facili profitti.
Sull’argomento Coldiretti è intervenuta tempestivamente in tutte le sedi competenti, a partire dal “livello nazionale”, sollecitando un provvedimento in grado di correggere questa evidente anomalia.
Sulla necessità di agire in tal senso già si sono espressi positivamente sia il Ministero dell’ambiente che il Ministero dell’agricoltura sollecitando, anche su istanza di Coldiretti, la Presidenza del Consiglio dei ministri alla presentazione di un emendamento governativo finalizzato a risolvere definitivamente il problema.
Auspicando che i tempi della politica non si prolunghino ulteriormente, la speranza è che su tutto prevalga la sempre valida legge del buon senso!