Raddoppiato negli ultimi due anni il prezzo dei pioppi, l’Italia importa l’80 per cento del proprio fabbisogno legnoso
Bisogna contrastare un paradosso tutto nostrano: l’Italia utilizza quasi 40 milioni di metri cubi di prodotti legnosi e ne importa dall’estero l’80% per soddisfare il proprio fabbisogno. Manca una politica di sviluppo della filiera foresta-legno.
«In questo quadro, la pioppicoltura assume un ruolo interessante: i prezzi sono raddoppiati negli ultimi due anni, passando da una media di 40-45 a 85-90 euro a pianta; la domanda dell’industria è in aumento a fronte, però, di una scarsa disponibilità interna; in più – spiega Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, e promotrice del convegno sul tema svoltosi il 9 aprile a Parma – il pioppo, che viene coltivato prevalentemente in pianura a ridosso dei fiumi, vive ora un nuovo Rinascimento anche per via dei suoi benefici ambientali (sottrae carbonio all’atmosfera, mitigando l’effetto serra oltre a preservare la pulizia e la stabilità dell’alveo del fiume, favorendone il normale deflusso). In tale direzione vanno parte delle risorse stanziate per il comparto nell’ambito del Psr regionale Emilia Romagna, destinate all’impianto di cloni a maggiore sostenibilità ambientale. Bene, infine, il via libera da parte dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po alla coltivazione nelle aree golenali demaniali».
Le superfici a pioppo investite in Emilia Romagna si attestano sui 4.700 ettari su un totale nazionale di oltre 46mila ha. La regione è terza per ettari coltivati (dopo Lombardia e Piemonte) e seconda per volume di produzione, mentre il business complessivo del comparto italiano ruota attorno a 70 milioni di euro annui.
«Da tempo Confagricoltura sostiene la pioppicoltura; ora vogliamo incoraggiare l’aumento delle superfici coltivate e una maggior integrazione tra attività forestali e industria del legno. Per fare questo, però, abbiamo bisogno che si creino le condizioni affinché la coltura, come sottolineato anche dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, non venga più penalizzata. Occorrono agevolazioni fiscali e normative, il giusto riconoscimento all’interno della politica agricola comunitaria e che sia ampiamente riconosciuta alla pioppicoltura la sua funzione ecologica, connotata da una forte valenza territoriale», ha detto la presidente Bergamaschi agli agricoltori presenti in sala. Attualmente, infatti, la domanda dell’industria italiana (in particolare le filiere dei compensati, degli imballaggi, della carta e di mobili e componentistica per caravan), è pari a due milioni di metri cubi per anno, quando invece la disponibilità non si avvicina neanche a un milione di metri cubi.
Serve un approccio condiviso a livello nazionale. È stato evidenziato da Fabio Boccalari, presidente dell’Associazione pioppicoltori italiani: «L’obiettivo è dare uniformità ai Psr regionali nell’ambito della nuova programmazione europea della politica rurale (Pac post 2020) e sviluppare la certificazione Gfs-gestione forestale sostenibile dei pioppeti perché in grado di garantire la tracciabilità e quindi anche una migliore valorizzazione sul mercato».
Così Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po: «Nella nostra attività di pianificazione appena avviata, viene rivolta particolare attenzione alla diffusione della pioppicoltura anche nelle aree golenali demaniali proprio per i suoi benefici idraulici e ambientali, tanto che vicino alle arginature dei fiumi migliora la resilienza del territorio. Dal punto di vista identitario, riconosciamo inoltre un valore evocativo del paesaggio senza dimenticare le immagini epiche della cinematografia italiana».
Il convegno “La pioppicoltura si incontra: opportunità e sviluppo” è stato introdotto dal presidente di Confagricoltura Parma, Mario Marini, che ha rimarcato «la straordinarietà della coltura in termini di assorbimento di anidride carbonica, mettendo in evidenza che un ettaro di pioppeto di 300 piante cattura 18 tonnellate di CO2 all’anno». Con lui il presidente dell’Associazione dei pioppicoltori dell’Emilia-Romagna, Romeo Azzali: «Ci sono prospettive incoraggianti e margini di crescita. Fino a ieri ha regnato l’incertezza sui prezzi e sul rinnovo delle concessioni».
Il responsabile dell’ufficio forestazione della Regione Emilia-Romagna, Giovanni Pancaldi, si è soffermato «sul nuovo bando del Psr a sostegno della pioppicoltura ordinaria (622 mila euro di budget – presentazione delle domande da luglio), che riconosce un punteggio di priorità a chi investe in cloni ecocompatibili, ma tuttavia lascia al produttore la scelta delle varietà a seconda delle esigenze del mercato».
La Regione Emilia Romagna attraverso gli ultimi stanziamenti (bandi Psr del 2016 e 2017) ha incrementato il numero di ettari interessati e di beneficiari rispetto alla programmazione 2007-2013.