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Psr Piemonte giovani servirà appena 100 aziende


La buona notizia è che la Regione Piemonte ha attivato i nuovi bandi per l’insediamento dei giovani. Le domande sono già aperte e chiuderanno il prossimo 31 maggio.
La cattiva notizia è ci sono disposizione soltanto 4 milioni di euro. In pratica si potranno finanziare non più di 100 domande, su tutto il territorio piemontese. È vero che poco è meglio di niente, ma per contrastare il declino serve altro. Il conto è presto fatto: in Piemonte al 31 dicembre 2016 erano attive 54.522 aziende agricole, in calo dello 0,41% rispetto all’anno precedente.

Teniamo presente che nel 2016 si sono presentate molte domande per l’insediamento dei giovani agricoltori (“costretti” ad aprire la partita iva prima di presentare la richiesta di contributo alla Regione) e ciò ha favorito un gran numero di nuove iscrizioni al registro delle ditte tenuto dalla Camera di Commercio. Se calcoliamo che la “vita media” di un’impresa è di circa 45 anni (tanti ne occorreranno, tra poco tempo), perché un lavoratore autonomo maturi il diritto alla pensione, ecco che per sostenere il turn-over occorrerebbero circa 1.200 nuove iscrizioni all’anno.

Tra il 2015 e il 2016 le aziende condotte da giovani sotto i 35 anni sono passate da 3.044 a 3.770, con un aumento del 23,8%. L’incremento, come abbiamo detto, è stato sostenuto dal desiderio dei giovani di vedersi finanziato il primo insediamento, ragione che ha spinto molti giovani ad aprire una partita Iva agricola. Molte speranze sono però andate deluse, tant’è che il nuovo bando emanato giovedì scorso offre la precedenza, con l’attribuzione di una priorità, ai giovani che hanno presentato domanda lo scorso anno e che non hanno ottenuto il finanziamento per carenza di risorse.

In pratica la Regione Piemonte adesso cerca di metterci una pezza, perché i giovani che non hanno ottenuto finanziamenti sul bando dell’anno 2016, qualora decorrano 12 mesi dalla data di apertura della partita Iva, non potranno più presentare richiesta per l’ottenimento di contributi sul PSR, in quanto verrebbero considerati “già insediati”.

Registriamo ancora che dal 2000 al 2016 il numero delle imprese agricole è calato del 30,6% (nell’ultimo quinquennio dell’11%). In ogni caso occorre considerare che la superficie agricola, consumo di suolo a parte, rimane più o meno la stessa: questo significa che la dimensione delle imprese tende ad aumentare e ciò dovrebbe favorire la creazione di realtà più solide, strutturate e in grado di reggere il confronto con il mercato. Il Programma di Sviluppo Rurale rappresenta un’opportunità, anche se la sua gestione potrebbe e dovrebbe essere decisamente migliore. Ancora oggi molte imprese che hanno presentato domanda lo scorso anno attendono i sopralluoghi e i decreti di approvazione.

La macchina politico amministrativa della Regione non funziona a dovere: le critiche danno fastidio a chi governa, ma i fatti confermano che il sistema viaggia a rilento e non soddisfa le attese degli operatori. Confagricoltura ha suggerito una serie di interventi, pressoché inascoltati. Non si tratta soltanto degli aiuti per i giovani agricoltori, ma anche per i miglioramenti aziendali riferiti agli imprenditori di ogni ordine d’età. Negli ultimi giorni la Regione è intervenuta integrando le risorse dell’operazione 4.1.1 per il bando 2015, che metteva a disposizione delle imprese 64 milioni di euro, con un nuovo stanziamento di 5,257 milioni di euro. La decisione è stata adottata, come si legge nella delibera della giunta regionale, perché con le risorse stanziate a suo tempo “è possibile concedere il sostegno soltanto a 1.008 del 2.039 domande presentate”. Vale a dire meno della metà dei richiedenti. C’è da tener presente che, complessivamente, il PSR mette a disposizione circa 1,1 miliardi di euro. Le risorse, dunque, ci sono, ma la Regione non riesce a utilizzarle, sostenendo che il sistema è rigido e che “Bruxelles non ci lascia fare quello che vogliamo”. Noi invece riteniamo che con una buona capacità negoziale si possa ottenere di più.

Nell’ultima settimana abbiamo anche assistito a un’integrazione di risorse di 2,5 milioni di euro a favore dell’operazione 10.1.5 del Psr, relativa alle tecniche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca e gas serra in atmosfera. In questo modo si potrà rimediare al “pasticcio” delle graduatorie che la Regione aveva pubblicato a ottobre dello scorso anno, che in un primo tempo avevano inserito alcune aziende tra i beneficiari e successivamente le avevano depennate, inserendone altre.

Il Psr, com’è evidente, da solo non riesce a sostenere il ricambio generazionale e a incentivare il rinnovamento delle imprese. Il ruolo del sindacato degli agricoltori diventa perciò sempre più fondamentale: per favorire l’aggregazione delle imprese, per dare voce agli imprenditori, per formulare proposte, per esercitare un’azione di stimolo, controllo e, se serve, di denuncia, nei confronti della pubblica amministrazione. Confagricoltura ha mantenuto la posizione su questi temi e continua a far sentire la propria voce. L’organizzazione, che lavora nell’interesse delle imprese, ha bisogno del sostegno dei propri iscritti e del contributo dei propri soci: non solo a livello economico, ma in termini di partecipazione e impegno diretto. Così facendo una minoranza di imprenditori, determinata e coraggiosa, può diventare maggioranza e contribuire a realizzare il cambiamento, utile non solo per le imprese, ma per il territorio e per tutta la società.

(Fonte: Confagricoltura)