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Psr, entro il 2015 i bandi per giovani e investimenti


Con l’approvazione definitiva del Programma di sviluppo rurale (PSR), mercoledì 28 ottobre, da parte della Commissione europea, si chiude un lavoro che ha coinvolto per oltre un anno gli uffici regionali, in forte rapporto con i funzionari della Commissione di Bruxelles.
Questo ha permesso di superare i ritardi ereditati dalla precedente amministrazione e di varare un PSR che porta fino al 2020 un miliardo e 90 milioni di euro tra fondi europei, fondi nazionali e regionali. La Regione Piemonte concorre con 27 milioni all’anno, il doppio dei contributi messi a disposizione nel passato PSR.
Si tratta di un finanziamento molto importante, non solo per l’agroalimentare, ma per l’intera regione.
Rappresenta infatti un volano non solo per le imprese agricole e per i giovani agricoltori, ma per l’intero territorio. Noi stimiamo che ogni euro investito crei un indotto di circa 20 volte superiore, sia a monte che a valle delle imprese agricole. In questo senso il PSR rappresenta davvero una grande boccata di ossigeno.
Darà una grande opportunità alle imprese che vogliono ristrutturarsi e rilanciarsi, ai giovani che vogliono intraprendere, ai territori più svantaggiati e alle loro produzioni, più in generale all’ambiente. Quasi il 40% delle risorse é dedicato a questo, considerata una emergenza per l’intero pianeta.
Da domani passiamo alla seconda fase. Il comitato di sorveglianza si riunirà per la prima volta il 26 e 27 novembre. Verranno definite le priorità, l’intenzione è di pubblicare entro la fine dell’anno qualche bando sia sui giovani che sugli investimenti in agricoltura, i due settori che da più tempo attendono sostegno.
Il nuovo PSR sarà importante per i comparti che hanno bisogno di rafforzarsi strutturalmente, con sinergie tra produttori e trasformatori e un nuovo rapporto con la grande distribuzione. Ma sarà anche fondamentale costruire una comunicazione sul cibo nuova e più moderna, che non sia generalista, che faccia distinzione tra cibo di qualità e cibo di massa, perché senza quel tipo di comunicazione non usciremo dalle nostre difficoltà. Il caso della carne, esploso in queste ore, deve insegnarci molto a questo proposito.

Giorgio Ferrero
assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte