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Prosciutti, il mercato è in evidente ripresa


Il prosciutto è fuori dal tunnel della crisi. L’estate calda ha spinto i consumi di due delle eccellenze italiane, il prosciutto di Parma e il prosciutto di San Daniele. Consorzi e produttori ora credono davvero che si possano superare gli obiettivi di produzione posti nei Piani pluriennali 2015-17 proposti al ministero delle Politiche agricole (e approvati).
Il piano prevede che nel 2015 verranno lavorate 8,7 milioni di pezzi (da commercializzare l’anno successivo per i 12 mesi di stagionatura), 300 mila in più del 2014. L’obiettivo a fine piano è di arrivare 9 milioni di pezzi, certo ancora lontani dai 10 milioni del 2008, ma in recupero se si pensa che dal picco si è perso il 16% della produzione.
Le cosce per diventare prosciutto di Parma o di San Daniele devono provenire esclusivamente da maiali nati e allevati in dieci regioni del centro-nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria).
Ai circuiti del Parma e del San Daniele sono destinati ogni anno circa un milione di cosce di suini piemontesi. Dal mercato in espansione possono quindi beneficiare anche gli allevatori piemontesi che sperano in prezzi più adeguati.
Il comparto suinicolo vive attualmente una fase molto difficile che non può essere ignorato: l’altalenante variare dei prezzi, l’incremento dei costi dei cereali, le deficitarie misure di tutela messe in campo dall’Unione europea ed un’ingiustificata quantità di carne suina che dall’estero arriva in Italia rappresentano i fattori che contribuiscono a mettere in crisi un comparto di eccellenza.
Il comparto é da sempre un fiore all’occhiello dell’economia piemontese. Come Cia abbiamo più volte richiamato l’attenzione delle Istituzioni su questo comparto per stimolarle ad assumere dei provvedimenti che possano andare oltre le parole e tradursi in sostegni concreti.

(Fonte: Cia Piemonte)