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Prezzo Brachetto, perchè la Cia non sigla l’accordo


I numerosi produttori che – alla presenza del rappresentante della Cia nella Commissione paritetica dei Brachetto, Carlo Ricagni, direttore della Cia di Alessandria e del presidente della Cia di Acqui, Alesandro Bonelli – hanno partecipato alla riunione tenutasi il 27 agosto presso la sede della Cia di Asti per valutare la proposta di accordo per la cessione delle uve destinate alla produzione dei vini Brachetto d’Acqui docg e Brachetto Piemonte doc, hanno espresso la volontà unanime, dopo un’ampia discussione, di non apporre la sigla della Cia, in quanto la proposta non garantisce il ritiro totale del prodotto ed impone ai produttori una trattenuta a favore del Consorzio, giudicata inaccettabile in questa momento di particolare difficoltà.
Sul comparto del Brachetto d’Acqui docg e del Piemonte Brachetto doc incombe da tempo una pesante crisi. Non sono bastati i sacrifici già compiuti dai viticoltori per contenere i danni e nemmeno le consistenti campagne promozionali sia in Italia che all’estero proposte dal Consorzio di tutela. Il Brachetto d’Acqui docg, prodotto principe in questo angolo del Basso Piemonte sta soffrendo. Molto.
La continua riduzione della rese ad ettaro non solo ha comportato una secca diminuzione del reddito dei viticoltori, ma ha fatto sì che più della metà delle uve Brachetto venga oggi destinata a prodotti alternativi e concorrenziali con la stessa docg, aggravandone la crisi. Le bottiglie di Brachetto d’Acqui docg vendute dall’industria si sono dimezzate.
La situazione è diventata insostenibile. C’è bisogno di scelte nette e coraggiose per invertire il trend e risollevare il comparto dalla crisi. La proposta di accordo in discussione non contribuisce al rilancio del comparto.
La Cia rimane ora in attesa delle decisioni dell’assessore regionale all’agricoltura, del Consorzio e della Case spumantiere.