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Presentato il Congresso nazionale degli enologi


Il futuro del vino italiano, la sua grande storia legata ai “Cinquant’anni di Doc”, le implicazioni di carattere economico, la concorrenza esercitata dai Paesi produttori emergenti, saranno i temi del 68° Congresso nazionale che l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani terrà ad Alba dal 4 al 7 lu-glio.
L’evento è stato presentato giovedì 20 giugno alla stampa e alle autorità nel Centro Incontri della Regione Piemonte di corso Stati Uniti, a Torino, con l’intervento dell’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto. Durante l’incontro il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, oltre a illustrare il programma del congresso, ha svolto un’ampia panoramica sulla situazione del settore, nel mondo, in Italia e in Piemonte.
L’appuntamento di Assoenologi, l’associazione che raggruppa oltre quat-tromila tecnici di categoria, coincide con il cinquantesimo anniversario del-la legge delle Doc sui vini in Italia: tema, questo, che con il vino e l’enologo, sarà il fulcro del congresso. L’organizzazione di categoria più antica al mondo, venne fondata 122 anni fa proprio in Piemonte per inizia-tiva di Arturo Marescalchi. E il territorio subalpino è ancora in primo piano perché rappresenta l’unica regione italiana con tutti i vini a denominazione d’origine: 42 Doc e 16 Docg. Piemontesi sono anche quattro dei presidenti del Comitato nazionale vini del Ministero delle Politiche Agricole: Paolo Desana, Ezio Rivella, Tomaso Zanoletti e ora Giuseppe Martelli (direttore generale Assoenologi) attualmente in carica.
Il congresso si aprirà giovedì 4 luglio alle 18 al teatro Busca di Alba, alla presenza del ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo e del governatore del Piemonte, Roberto Cota. I lavori non saranno dedicati soltanto alla celebrazione delle “nozze d’oro” delle Doc, ma si parlerà anche di temi legati all’attualità e alla crisi generale, come “L’approccio al mercato del vino”: saranno esperti e produttori blasonati, come Piero Antinori, Angelo Gaja e Angelo Maci, a raccontare le loro esperienze. Poi uno sguardo all’internazionalità e ai “competitor” con un balzo dalle Langhe ai vini che arrivano dalla “Fine del mondo”: un passaggio sulle produzioni a latitudini dove si coltiva in condizioni estreme e difficili: Washington, Sudafrica e Argentina.
Durante l’incontro il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, oltre a illustrare il programma del congresso, ha svolto un’ampia panoramica sulla situazione del settore, nel mondo, in Italia e in Piemonte. “Nonostante la crisi, le esportazioni del vino italiano hanno fatto registrare nel 2012 un +6,5 in valore. Anche i primi tre mesi del 2013 manifestano ottime performance: +9,8 per cento in valore. In Piemonte l’export del vino rap-presenta il 30 per cento dell’intero settore agroalimentare e il 16% di quello vitivinicolo nazionale: gran parte della produzione (60 per cento) è ven-duta fuori dai confini nazionali per un totale di quasi 1,4 miliardi di euro. Queste cifre ci dicono che la crisi c’è e si sente, ma il vino italiano piace e continua a essere il più scelto sugli scaffali del mondo, anche perché gode di maggiore salute rispetto a quello dei nostri competitor.