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Polvere di latte come pasta e cioccolato


La Commissione Ue ha prorogato al 29 settembre 2015 i termini della risposta italiana sulla procedura contro il divieto di utilizzo di latte in polvere nelle produzioni lattiero casearie. ”Siamo soddisfatti – ha sottolineato il ministro Martina in una nota – per la scelta della Commissione europea e utilizzeremo al meglio le prossime settimane anche per un confronto con la filiera e il Parlamento”.
Sul latte in polvere l’approccio di Bruxelles è simile a quello che è stato usato anche in una lunghissima serie di controversie giuridiche fra Ue e Italia in materia di pasta, che forse sarebbe bene ricordare.
Secondo la legge italiana è pasta solo quella ottenuta dall’utilizzo di grano duro, mentre in altri Paesi era possibile produrre pasta partendo da miscele di frumento tenero e duro. L’Italia fece ricorso e lo perse, ma il risultato fu paradossale.
Nonostante la possibilità di produrre anche in Italia pasta mescolando grano tenero e duro, il consumatore italiano rimase fedele alla pasta di grano duro e all’estero, sulla scia delle produzioni made in Italy a base esclusivamente di grano duro, i consumatori si orientarono verso il modello italiano. Per l’industria italiana della pastificazione fu un successo, con conseguente incremento di export.
Un caso analogo a quello della pasta di grano duro fu quello del cioccolato. Per non nuocere ai paesi esportatori di cacao si stabilì di inserire nella norma comunitaria la possibilità di introdurre una piccola percentuale di materia miscelata (il 5%), purché il grasso vegetale, definito con la consueta meticolosità pedante che caratterizza l’Unione europea, provenisse dallo stesso Paese di produzione del cacao.
Chi lavorava il cioccolato con le miscele ha continuato a farlo, mentre la cioccolateria italiana ha continuato a farsi vanto di non utilizzarle.
Dalla controversia sul latte in polvere l’industria casearia italiana puo’ uscire addirittura rafforzata. E’ sufficiente che si comporti come i produttori di pasta e di cioccolato. Rinunci ad usare il latte in polvere nonostante l’Ue lo consenta.
Tornando al lattiero caseario, non dimentichiamoci comunque che l’Italia ha bisogno di importare materia prima come il latte e già oggi importa cagliate, paste filate e semilavorati per fare formaggi, che non sono quelli tipici.
Insomma, forse la vicenda è meno grave come la si presenta.

(Fonte: Cia Piemonte)