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Pesche, perchè le misure Ue non sono sufficienti


“Una prima insufficiente risposta alla nostra mobilitazione, che non si fermerà fino a quando non saranno adottate misure adeguate per superare una crisi che rischia di compromettere per sempre il frutteto italiano e con esso l’economia, il lavoro e l’ambiente”.
E’ quanto sostiene la Coldiretti del Piemonte in riferimento all’annuncio del Commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Cioloş sull’attivazione di misure per fronteggiare la crisi di mercato delle pesche e nettarine, dovuta all’anomalo andamento stagionale che ne ha rallentato i consumi e accavallato i periodi di maturazione, aggravata anche dal blocco delle importazioni da parte della Russia. Le misure che verranno adottate probabilmente giovedì 14 agosto hanno effetto dall’immediato e riguardano un aumento dal 5% al 10% dei volumi di produzione delle Organizzazioni dei produttori, che potranno essere ritirati dal mercato. Tali misure saranno rese accessibili anche ai non soci delle Organizzazioni dei produttori, ma sempre attraverso queste. Infine, saranno forniti fondi supplementari per la promozione, nel quadro dei programmi operativi delle OP (secondo le consuete modalità di cofinanziamento). Tali misure – precisa la Coldiretti del Piemonte – delineano un quadro inadeguato ad affrontare la gravità della situazione, in quanto queste misure arrivano a campagna raccolta praticamente conclusa. Se invece, fossero state accolte quando richieste da Coldiretti, ovvero nella prima decade di luglio, probabilmente avrebbero tonificato un mercato già stanco per ragioni climatiche aggravate ulteriormente dall’embargo russo.
Conclude Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte: “Stiamo lavorando di concerto con il Ministero dell’Agricoltura che, con gli analoghi dicasteri di Francia e Spagna, dovrà migliorare adeguatamente e velocemente le misure proposte nell’interesse del settore, a supporto dei produttori agricoli europei ed italiani in particolare. Alcune scelte politiche, per quanto giuste, non possono ricadere sulle spalle solo di alcuni cittadini europei, soprattutto quando questi sono attori di un settore che sta cercando di trainare fuori dalle secche una economia ristagnante, con pericolose ripercussioni sul tessuto sociale del nostro paese”.
In Piemonte, sono 3.000 le imprese agricole che producono frutta e sono oltre 8.000 gli operatori professionali ai quali si aggiungono 4.000 raccoglitori stagionali, per un fatturato complessivo di centocinquantamilioni di euro. Il 60% della frutta piemontese è destinata all’estero. Di questa, il 40-45% alla Russia ed all’Est Europeo.