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Perchè la castanicoltura ha bisogno del Psr


“La castanicoltura, attività che in provincia di Cuneo sa unire tradizione e passione con la tecnica e la ricerca – dichiara Marco Bellone, presidente zonale della Cia di Cuneo ed esperto castanicoltore – si trova ad affrontare la sfida con la competitività e l’innovazione del settore. Pur obbligata a fare i conti con lo spopolamento delle aree montane, i costi crescenti per chi resiste, la competizione globale ed il deperimento a causa di malattie e di nuovi parassiti, la castanicoltura nella nostra provincia continua a rappresentare un’attività importante, con produzioni di qualità riconosciute in tutte il mondo.
La Cia di Cuneo ha più volte segnalato alle istituzioni provinciali e regionali l’importanza del recupero dei castagneti, sia di quelli abbandonati o di quelli, pur in produzione, ai quali da parecchi decenni non sono più state effettuati interventi colturali, quali concimazione e potatura. Nel momento in cui ha visto la luce il PSR 2015-2020 anche in Piemonte, occorre approfittare di questa occasione per destinare risorse alle innovazioni nel settore castanicolo al fine di sostenere questa attività agricola sia per i giovani che intendono tornare in montagna sia per il rilancio del mercato delle castagne e sia, non ultimo, per il ruolo strategico del castagneto nella protezione del suolo dai dissesti idrogeologici, occupando le pendici più acclivi e le parti più antropizzate del territorio montano oltre a considerare l’alto valore naturalistico che i castagneti esprimono”.
“Ho chiesto un incontro all’assessore Valmaggia per ribadire – continua il presidente zonale della Cia cuneese – l’indispensabilità di tutta una serie di interventi sia sui castagneti in coltivazione che su quelli abbandonati. In particolare, per il miglioramento di quelli in coltivazione, sono necessarie operazioni colturali a carattere straordinario, quali i diradamenti e le potature. Gli interventi di diradamento vanno eseguiti per favorire le piante di castagno di varietà di pregio, vigorose e di conformazione idonea alla produzione di frutti, e per garantire la continuità e qualità della produzione L’intervento deve mirare all’eliminazione delle piante di castagno soprannumerarie e/o malate o deperienti, nonché dei polloni di selvatico o le piante di altre specie estranee al castagneto. La potatura o capitozzatura delle piante o interventi di recupero fondamentale sia per rendere più produttiva ed economica la coltivazione del castagno, sia per ridurre i problemi legati a malattie come il cinipide galligeno ed il cancro corticale. So con quanta attenzione l’assessore Valmaggia segue la castanicoltura piemontese per cui resto fiducioso che anche il Piemonte, come è previsto nei PSR delle regioni castanicole italiane, vorrà indirizzare appositi investimenti (lavori di pulizia e mantenimento del castagneto, contributi per la meccanizzazione, potatura) nelle previste misure agro ambientali”.