Sezioni


Pensioni, chi guadagna dalle rivalutazioni 2014?


In base ai rilevamenti effettuati da ISTAT nei primi 9 mesi (gennaio-settembre) del 2013, il costo della vita è aumentato dell’1,2%. Di conseguenza le pensioni con importi lordi mensili non superiori a € 2.972,59, da gennaio 2014, fruiscono dei seguenti aumenti:
– fino a € 1.486,29 lordi mensili: + 1,2%
– da € 1.486,30 a 1.981,72 euro lordi mensili: + 1,08%
– da € 1.981,73 a 2.477,15 euro lordi mensili: + 0,9%
– da € 2.477,16 a 2.972,59 euro lordi mensili: + 0,6%
– oltre € 2.972,59 + importo fisso di 17,84 mensili

PRELIEVI SULLE PENSIONI OLTRE I 90 MILA EURO ANNUI
Le pensioni sopra i 90 mila euro all’anno subiranno un prelievo del 6% per le quote superiori ai 6.936,02 euro mensili fino ai 9.908,60 euro lordi mensili. Del 12% per gli importi superiori e fino a 14.862,90 euro mensili; del 18% per gli ulteriori importi superiori. Il numero delle pensioni oggetto di tali prelievi è di circa 37 mila.
TUTTI PENALIZZATI ?
Sicuramente no a partire dallo Stato che, rispetto al passato, ha speso molto meno. E questo è un dato di fatto che ci deve molto preoccupare perché da tre anni consecutivi si continua solo a sottrarre risorse al “mondo delle pensioni“ senza migliorare adeguatamente quelle più basse costringendo così moltissimi dei loro titolari a scivolare sempre di più nella fascia di povertà. E’ vero che quest’anno è stata aumentata la platea dei beneficiari, però per molti aspetti, tali “perequazioni” ripetono le scelte effettuate dai precedenti Governi e ne mantengono, nei contenuti, i difetti “sperequativi” del marchingegno chiamato “paniere” come dimostrano i risultati di seguito riportati. “Le pensioni al trattamento minimo sono salite mensilmente a €. 501,38 dai 495,43 euro precedenti, + 5,95 pari a 77,92 euro annuali; mentre quelle da 2.943,79 euro mensili (che sono le più alte che hanno beneficiato della rivalutazione) sono salite a 2.972,59 + 28,80 al mese pari a 374,40 annuali”. Aumenti, come si vede, di 5 volte superiori a quelli delle pensioni al trattamento minimo.
Quindi, fra i penalizzati, occorre inserire anche i 4 milioni di pensionati al trattamento minimo e anche quelli con meno di mille euro al mese, fra i quali, prevalgono i lavoratori autonomi dell’agricoltura, artigianato e commercianti che, su questi ed altri aspetti, continuano ad essere trattati come cittadini di seconda categoria. Con la differenza che se i pensionati al trattamento minimo piangono giustamente per le rivalutazioni da elemosina, i titolari delle pensioni d’oro, ora penalizzati, poco hanno da lamentarsi perché nel decennio 2001 – 2010 (è sempre bene ricordarlo), hanno fruito di laute “rivalutazioni” come testimoniano i seguenti dati.
LE “SPEREQUAZIONI” DEL DECENNIO 2001 – 2010
Le pensioni al trattamento minimo con “maggiorazione sociale” da 408,18 euro mensili pari 5.306,36 euro annui sono salite a 486,80 euro mensili pari a 6.328,40 euro annui. Più 1.022,04 euro annui pari a + 78,62 euro mensili. Quelle da 6.923,08 euro mensili pari a 90 mila euro annui, sono salite a 8.122,84 mensili pari 105.596,92 euro annui. Più 15.596,92 annui pari a + 1.199,76 euro mensili.
Quelle da 7.692,31 euro mensili pari a 100 mila euro annui sono salite a 9.025,38 euro mensili pari a 117.330,00 euro annui. Più 17.330,00 euro annui pari a + 1.333,07 euro mensili.
Quelle da 15.384,62 euro mensili pari a 200 mila euro annui sono salite a 18.008,08 euro mensili pari a 234.105,00 euro annui. Più 34.105,00 annui pari a + 2.623,42 euro mensili.
Quelle da 23.076,92 euro mensili pari a 300 mila euro annui sono salite a 26.794,62 euro mensili pari a 348.330,00 euro annui. Più 48.330,00 annui pari a + 3.717,69 euro mensili.
Quelle da 38.461,54 euro mensili pari a 500.000,00 euro annui sono salite a 44.834,96 euro mensili pari a 582.854,48 euro annui. Più 82.854,48 annui pari a + 6.373,42 euro mensili.
E tutto ciò senza versare alcun contributo in più di quelli versati durante il periodo lavorativo.
Si tratta quindi di risultati “abnormi” perché, anziché rivalutare il “fabbisogno perduto” che è stato uguale per tutti, si sono semplicemente rivalutati gli importi complessivi delle pensioni, già molto diverse nell’entità, aumentandone la differenza e stravolgendone, in tal modo, il concetto di “perequazione” che, come è riportato sui dizionari, significa “equità”.
AGGIORNARE IL “PANIERE” PER RENDERLO PIU’ “EQUO”
L’attuale “paniere” concepito alla fine degli anni 80 in sostituzione della precedente “scala mobile” quando l’entità della pensioni era ancora limitata, oggi produce solo sperequazioni. Si rende, pertanto, necessaria una profonda modifica di tale “paniere” onde evitare che si continui a dare sempre di più (con risorse pubbliche) a chi ha già molto e sempre di meno a chi ha poco.

(a cura di Eugenio Pescio, presidente ANP Piemonte)