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Parco del Po torinese rapporto sui cinghiali


Recentemente il Parco del Po e della Collina Torinese ha ricevuto i pareri favorevoli sul nuovo piano di gestione del cinghiale 2013/2015 valido per le aree protette gestite lungo il Po e sulla Collina Torinese.
Gli obiettivi del nuovo piano consistono sostanzialmente nella riduzione dei danni e dei rischi per l’incolumità, dovuti alla presenza del cinghiale. Per il biennio 2013-2015 si attuerà la riduzione numerica del cinghiale, mediante un prelievo previsto in un numero minimo di 100 capi annui e, al fine di rendere più incisiva l’azione di contenimento, viene prevista la continuazione della collaborazione con gli enti competenti, quali province e ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), con i quali già da alcuni anni si organizzano interventi coordinati in modo da intervenire nel territorio, sia dentro, sia fuori l’area protetta, aumentando la resa degli interventi.
L’ultima azione prevista dal piano è la prevenzione dei danni alle semine del mais, che si concretizzano sostanzialmente nel fornire recinti elettrificati agli agricoltori interessati alla loro installazione. A tale proposito la legge regionale quadro sui parchi, LR 19/09, prevede che la mancata attuazione da parte degli imprenditori agricoli delle misure preventive finanziate dagli enti di gestione comporti la decadenza dal diritto di risarcimento del danno, danno che sarà risarcito dalla Provincia, previo sopralluogo di accertamento da effettuarsi in modo coordinato con i tecnici dell’area protetta.
Le tecniche di abbattimento previste dal piano sono quelle classiche previste dall’ISPRA nonché dalla D.G.R. specifica: la girata da effettuarsi con i selecontrollori, gli appostamenti serali e notturni, la cerca con il faro e l’utilizzo delle gabbie di cattura. Continua ad essere vietata la braccata in quanto comporta, secondo i tecnici, un disturbo troppo elevato della fauna. Sarà compito del coordinatore degli abbattimenti, il guardiaparco Sergio Abena, valutare le opportunità migliori di intervento di caso in caso, ma già oggi si può anticipare che saranno percorse tutte le strade previste, in quanto le differenti caratteristiche delle aree protette del parco comportano risposte diverse.
L’impegno dell’ente parco è molto indirizzato anche ad individuare soluzioni sul problema del conferimento delle carcasse degli animali abbattuti. È su questo che l’ente parco è in difficoltà di gestione e non sul fatto di abbattere i cinghiali. I macelli autorizzati sono pochi e da anni si attende di avere un centro convenzionato, perché non tutti sanno che per i selvatici vigono regole particolari e sono necessaire specifiche autorizzazioni dell’ASL di competenza per la loro macellazione. In proposito importante notizia è il lavoro attivato dal nostro ente per collaborare con il Parco La Mandria per l’avvio del centro di stoccaggio del parco stesso, con il quale sono già in corso contatti per il conferimento delle carni. Quando si aprirà questa possibilità, speriamo molto presto, gli interventi di abbattimento potranno essere ancora più continuativi, aumentando di fatto il numero dei capi abbattuti ben oltre i 100 previsti ogni anno.
Come accennato, questa è anche occasione di bilanci e buoni appaiono i risultati in particolare della campagna di abbattimenti attuata da quando è nato il nuovo Ente di gestione, nel 2012.
Nel complesso sono stati abbattuti 193 animali, di cui 126 sulla collina di Superga e 67 all’interno della Riserva della Confluenza della Dora Baltea o Baraccone. Nello specifico:

38 animali uccisi durante 13 girate (2 guardiaparco più una ventina dei selecontrollori per ogni intervento, impegnati per tutta la giornata), 2,9 il rapporto animali per intervento;
29 animali in 19 appostamenti (2 guardiaparco impegnati mezza giornata), 1,52 il rapporto animali per intervento;
42 animali in 27 uscite con il faro (2 guardiaparco impegnati mezza giornata), 1,55 il rapporto animali per intervento;
84 animali in 55 giorni di gabbie armate (2 guardiaparco impegnati mezza giornata), 1,52 il rapporto animali per intervento.
Come dimostrano i dati, risultano parimenti redditizie le tecniche a minor impatto: appostamenti, cerca con il faro e gabbie di cattura. Le prime due hanno certamente il vantaggio della grande resa in termini di impegno e capi abbattuti e la possibilità di selezionare gli animali scegliendo i più grandi, generalmente più graditi ai macelli. Le gabbie di cattura hanno l’enorme vantaggio della sicurezza operativa per le persone, ma anche la certezza di annullare i rischi di ferimento degli animali, certo risulta più onerosa la gestione e le gabbie sono sottoposte a rischi di vandalismi o di “predazioni”. Un discorso a parte deve essere fatto sul sistema della girata, che risulta essere il più redditizio in termini numerici, ma lo diventa molto meno tenendo conto di altri fattori. La girata infatti comporta un grande impegno in termini di tempo da parte dei guardiaparco, che devono contattare ed organizzare i selecontrollori, effettuare sopralluoghi preventivi per capire dove e come svolgerla, ed infine comporta tempi decisamente più lunghi di esecuzione, che impegnano quasi tutta la giornata. Elementi che certamente depongono a sfavore della girata sono anche il fattore di rischio dovuto all’alto numero di persone presenti ed il maggiore disturbo alla fauna, che tale procedura comporta rispetto alle altre.
Ultimo dato è la destinazione dei capi abbattuti, che sono stati in parte destinati ai selecontrollori quale rimborso spese, mentre i restanti capi sono stati venduti ai macelli autorizzati, incassando la somma di 13.432,65 €.
Infine è, a parere dell’ente, importante rimarcare l’azione di dialogo aperto con le ATC e l’apertura ai selecontrollori delle attività di intervento anche nel Parco di Superga, con una collaborazione che presto vedrà anche una nuova fase di aggiornamento con i soggetti autorizzati agli interventi, per proseguire una gestione ispirata al confronto ed alla individuazione delle migliori modalità di intervento.