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Parco del Monviso e lutto cittadino…


Sono venuto a conoscenza della ordinanza di proclamazione di lutto cittadino da parte del Comune di Casteldelfino nella giornata del 16 agosto per protestare contro l’istituzione del Parco del Monviso pur a fronte di una chiara opposizione della popolazione residente e di molte altre persone firmatarie della petizione.
Il fatto mi rattrista in modo particolare in quanto, pur non entrando in merito alla questione, è chiaro che l’amministrazione della Regione Piemonte non ha alcuna intenzione di ascoltare, anche se pur minimamente gli ultimi “ resistenti “ della montagna . Questo disegno di annientamento del mondo alpino è ormai palese Il territorio della Regione Piemonte è classificato montano, secondo l’Istat, per il 51,8 % dato di gran lunga superiore alla Lombardia e al Veneto ma i fondi stanziati per il settore montano, in particolare nel settore agricolo, sono inferiori a quelli stanziati dalle regioni vicine del Nord Italia e perfino dalla piccola Valle d’Aosta.
Fino agli anni ’80 il tessuto sociale era incentrato attorno alla istituzione ecclesiastica e al Comune. Adesso la presenza del clero è ormai inesistente e allora si cerca con l’imposizione delle Unioni di Comuni, non volute dal territorio, di annientare la democrazia e l’ultimo presidio autonomo sul territorio ossia il Comune.
Le produzione di formaggi DOP sono ormai in mano a strutture commerciali che non hanno nessun aggancio seppur minimo sul territorio, gli alpeggi vengono affittati a imprenditori che spesso non portano sui terreni il bestiame ma il tutto è finalizzato a riscuotere contributi pubblici. Il margaro, il pastore locale, non può competere ne economicamente né a livello burocratico – vedi il caso Ormea dove ben tre alpeggi sono stati acquisiti da una società agricola dell’Abruzzo -. Le confederazioni sindacali agricole, eccetto proteste di facciata tacciono perché il numero maggiore delle tessere sindacali – quindi potere economico e politico – è raccolto in pianura e sicuramente non in montagna. E infine ecco la nascita e l’imposizione antidemocratica dei Parchi, ecco la protesta ultima, forse esagerata ma vera di Casteldelfino. Ma certi politici che si dilettano a girare i rifugi, mangiare polenta e cantare in compagnia, si rendono conto che se in montagna non esisterà più il montanaro il territorio alpino rovinerà addosso alla pianura con danni economici e naturali enormi cosa che peraltro adesso comincia a succedere? Oggi siamo al limite, ma la cosa che più preoccupa è il fatto che per il governo regionale il problema non è la montagna ma il montanaro o almeno gli ultimi montanari.
Danno fastidio e vanno eliminati!

Mauro Arneodo