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“Multe latte, nessuno volti la faccia”


In questi giorni, centinaia di aziende zootecniche vivono l’incubo della stretta finale sul pagamento delle multe arretrate delle quote latte. Decine, centinaia di migliaia di euro vengono richiesti ad allevatori che non sembrano più avere alternative, se non il fallimento. Una situazione disperata, della quale si sta facendo paladina la sede piemontese della Copagri, Confederazione produttori agricoli, presieduta da Francesco Carrù.

Presidente Carrù, cosa sta accadendo?
«Agea sta inviando intimazioni di pagamento chiedendo agli allevatori di rientrare del presunto debito delle quote latte entro 60 giorni dal ricevimento delle comunicazioni. Ci sono in ballo cifre assurde…».

Non è una novità…
«Questa volta sono tutti coinvolti, nessuno escluso, compresi molti agricoltori definiti “onesti”, che ad oggi non riescono a pagare la rateizzazione e sono obbligati, come tutti, ad affittare quote con prezzi fuori da ogni ragione di mercato. Una situazione che il Governo sta gestendo malissimo».

Cosa intendete fare?
«Adotteremo tutte le misure legali per bloccare queste cartelle di pagamento, il cui unico risultato sarà di mettere in mezzo alla strada un mucchio famiglie. Vogliamo vedere se il mondo politico tutto e la società si assumeranno anche questa responsabilità. Nell’immediato, produrremo un documento politico da sottoporre all’approvazione del Consiglio regionale e chiederemo che il Ministero faccia la sua parte bloccando le ingiunzioni di pagamento e istruendo un tavolo a Roma di confronto con dati certi, per trovare tutti insieme la giusta soluzione ad un problema che dura 30 anni».

Come si è arrivati a questa situazione?
«A suo tempo, l’Italia ha dichiarato all’Unione europea una produzione interna di latte decisamente inferiore alla reale produttività, innescando così il meccanismo perverso delle multe tanto che, non a caso, fu concesso quel 6 per cento in più all’ex ministro Zaia.
Nel 1995 il Piemonte aveva 6449 aziende da latte che oggi si sono ridotte a 2442, con un trend destinato a scendere: colpa delle multe e dei costi di produzione, che sono superiori ai ricavi della produzione stessa, senza dimenticare che il prezzo del latte oggi è al di sotto del reale costo di produzione: siamo nell’ordine di 37 centesimi lordi alle aziende, contro 1, 60 euro di vendita al consumatore, mentre continua l’importazione di latte che proviene dall’estero».

Sul pagamento delle multe, però, se ne sono viste di tutti i colori…
«Qualche furbetto può esserci, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Nessuno vuole sottrarsi alle proprie responsabilità, se ce ne sono. Se chi ha rateizzato i pagamenti non è riuscito a mantenere l’impegno, è solo per la grave situazione economica in cui versa il mondo agricolo. Dopo di che, se si deve pagare, è legittimo pretendere di sapere cosa si va a pagare, visto che nei cassetti giacciono fior di inchieste dei carabinieri che hanno smascherato clamorose anomalie del sistema, senza che siano stati presi provvedimenti. E’ troppo semplice scaricare le responsabilità sull’anello più debole. Vogliamo chiarezza, vogliamo che il signor ministro Martina dia corso a ciò che sta nel cassetto. Non serve l’ennesima indagine che si fermerebbe di nuovo o che nasconderebbe l’ennesima campagna elettorale. I dati degli inquirenti e delle Commissioni ministeriali sono già tutti disponibili, basterebbe leggerli».

Intanto, c’è da pagare.
«Certo… E si tenga conto che tutte queste aziende non percepiscono più nessun contributo, in quanto i crediti vengono compensati con i debiti e finiscono nelle casse delle Stato, peraltro senza che i dati incrociati con i registri debitori siano sempre allineati. Ma questa volta andremo fino in fondo, le stalle non devono chiudere, perchè non è giusto e sarebbe un disastro».