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Moscato, l’accordo serve ma bisogna fare in fretta


La vendemmia è imminente, ma i produttori di uve Moscato non sanno ancora se e quando verrà sottoscritto l’accordo interprofessionale. Sul tema è arrivata in questi giorni una lettera/provocazione da parte di Giovanni Bosco, presidente del Coordinamento terre del Moscato, destinata a vivacizzare il dibattito: “Serve ancora un accordo su prezzo e rese delle uve moscato?”.
La risposta di Agrinsieme Moscato è affermativa: l’accordo è necessario per consentire alla filiera di affrontare con maggiore serenità le sfide future in un clima di concorrenza sempre più acceso e per tutelare un comparto che interessa 9 mila ettari di vigne e circa 4.500 aziende agricole, situate in 52 comuni delle province di Asti, Cuneo e Alessandria. La produzione di Asti Spumante e Moscato d’Asti docg è di oltre 100 milioni di bottiglie l’anno (per l’80% esportate).
I presidenti di Cia, Alleanza Cooperative, Confagricoltura Piemonte (rispettivamente Lodovico Actis Perinetto, Tommaso Mario Abrate e Gian Paolo Coscia), hanno scritto all’assessore regionale Giorgio Ferrero, invitandolo a fare un passo decisivo per portare le parti al tavolo e siglare l’intesa.
Agrinsieme nella lettera aggiunge altri elementi: “Ribadiamo come sia indispensabile verificare l’effettiva rappresentatività di tutti i soggetti che compongono la commissione paritetica, per poter determinare la validità del sottoscrivendo accordo, ciò anche in considerazione del fatto che alcuni organismi di rappresentanza si stanno attivando con i produttori, in un tentativo estremo di recuperare adesioni che ne accrescano il peso rappresentativo”.
Per Carlo Ricagni, direttore provinciale della Cia Alessandria: “Non è possibile, a pochi giorni dalla vendemmia, non avere chiarezza sulla quantità di uva da raccogliere. I nostri produttori intendono staccare l’uva conoscendo, come ogni anno, le regole stabilite dall’Accordo Interprofessionale”.
Anche il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino, in una un’intervista a La Stampa, ha ribadito che l’intesa è necessaria per garantire lo sviluppo stabile di un comparto strategico che assicura percentuali di vendite eccellenti all’interno del portafoglio export della nostra Regione: “E’ ora di trovare un accordo – ha affermato Dino Scanavino -. I produttori si aspettano che vengano stabiliti le rese per ettaro ed il prezzo delle uve”.
I rappresentanti di Agrinsieme Moscato, insieme a quelli di Cia, Confagricoltura e Cooperative, hanno lavorato molto nel mese di luglio con le Case Spumantiere per raggiungere un’intesa e sono orientati a sottoscrivere la proposta di accordo che prevede un aumento di reddito per i viticoltori attraverso un prezzo fissato a 10,55 euro al miriagrammo (ma senza trattenuta di un euro al quintale per la promozione e le associazioni, come invece era l’anno passato) e una resa globale di 110 quintali ad ettaro, a cui si devono aggiungere altri 5 quintali di blocage/deblocage (la quota di riserva Docg da usare per soddisfare eventuali esigenze di mercato) e altri 5 di esuberi pagati attorno ai 5 euro al miriagrammo.
L’intesa farebbe oscillare (a seconda dell’applicazione del blocage/deblocage) il reddito minimo garantito per i viticoltori tra i 12 mila e 12.500 euro ad ettaro. La proposta prevede anche il non secondario impegno che intendono prendere le Case spumantiere a ritirare un minimo di 100 quintali ad ettaro di uve moscato per le prossime due vendemmie (2015 e 2016) e l’assicurazione ad aumentare il prezzo dei grappoli con ulteriore incremento del reddito dei viticoltori.
Se la partita non si chiudesse, come non accade dal 1979, si andrebbe a resa come da disciplinare, cioè 100 quintali ettaro e il prezzo sarebbe libero, con tutte le incognite del caso.