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Mais sempre più in crisi Ucraina leader in Europa


Secondo gli ultimi dati la maiscoltura italiana nel 2016 ha perso per strada ettari di coltura e soprattutto tonnellate di prodotto.
Il tasso di autosufficienza nazionale è sceso al di sotto del 60%, aprendo la strada alle massicce importazioni di granella dall’Est Europa, Ucraina in primis.

I dati disponibili evidenziano che mentre a livello internazionale la produzione di granella è aumentata, proiettando le riserve mondiali su livelli record, nel 2016 in Italia si è avuta una ulteriore contrazione: circa 650 mila gli ettari seminati a mais (-10% sul 2015, anno in cui già si era perso il 16% di superfici dedicate), per una produzione nazionale scesa a circa 6,6 milioni di tonnellate (-7% sul 2015). Siamo dunque tornati ai livelli registrati agli inizi degli anni ’90.

La coltura perde letteralmente terreno soprattutto a Nord-Est (Veneto, Friuli ed Emilia Romagna), mentre resistono poche province vocate (tra queste Cuneo, Bergamo, Brescia e Rovigo).

A livello comunitario l’Italia slitta al quarto posto, sia come estensioni che come produzione. In leggero recupero soltanto le rese, la cui media nazionale si è attestata, nel 2016, di poco al di sopra dei 100 quintali per ettaro. Alla luce della débâcle produttiva, il tasso di auto-approvvigionamento nazionale, dal 63% del 2015, dovrebbe essere ulteriormente sceso nel 2016 al di sotto del 60%.

Sempre stando alle proiezioni disponibili, nel 2016 l’Italia avrebbe importato 5 milioni di tonnellate di prodotto, provenienti per circa un terzo dall’Ucraina e per un valore complessivo di circa un miliardo di euro. Per quanto riguarda i prezzi, è previsto un lieve rialzo a livello europeo.

(Fonte: Coldiretti Cuneo)