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“Ma non diamo all’Europa colpe che non ha”


Ma è proprio vero che l’Europa ha dato il via libera al formaggio senza latte, al vino senza uva, al cioccolato senza cacao, alle bibite di frutta senza frutta? Sulla Ue circolano troppe mezze verità che sono peggio delle bugie intere.
Il formaggio senza latte sarebbe un’offesa alla storia del nostro Paese, ma a noi non risulta che l’Europa voglia imporci di produrre il formaggio senza latte. Il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Gorgonzola e tutti i formaggi dop, igp e tipici non corrono alcun pericolo. La materie prime per i grandi formaggi italiani sono garantite e la Ue non ha nulla da eccepire in proposito.
La precisazione arriva dal Mipaaf: “È importante comunque ribadire che non sono interessati da questa vicenda i nostri grandi formaggi Dop, per i quali non sarà mai possibile l’utilizzo di materie prime diverse da quelle previste dai disciplinari”.
Lo stesso ministro Martina in un comunicato stampa ha poi spostato la questione dal problema del latte in polvere a quello delle etichette e della “trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori”.
A noi risulta che il contenzioso tra Ue ed Italia sia circoscritto all’applicazione del Reg. Ce 760/2008, il quale consente l’utilizzo delle caseine e dei caseinati per la produzione dei formaggi fusi. Il nostro governo ne ha sterilizzato l’applicazione perché in contrasto con un legge italiana del 1974 che vieta l’utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggi. L’Ue chiede all’Italia di dare attuazione alla normativa. La richiesta è inaccettabile, ma non significa che l’Europa vuole imporre all’Italia di fare il formaggio, tutto il formaggio, senza latte. Rassicuriamo pertanto la presidente di Coldiretti Cuneo, che ha detto di essere pronta a dare battaglia per difendere i formaggi dop cuneesi. Stia tranquilla. I formaggi dop cuneesi sono al sicuro.
Il vino senza l’uva autorizzato dalla Ue è un’altra notizia infondata. Per la Comunità europea il vino é il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no. Inoltre in tutta la Comunità europea non si può commercialmente chiamare “vino” il prodotto di fermentazione di uve che non provengono dalla Vitis vinifera o da un incrocio tra questa specie e altre specie del genere Vitis. Il vino senza uva è una truffa. La Comunità consente lo zuccheraggio del vino nei Paesi del Nord Europa, che è una pratica esecrabile, ma non di fare il vino senza uva. I miracolosi wine-kit diffusi all’estero, che promettono di ottenere pseudo vini italiani usando misteriose polveri e liquidi chimici di dubbia provenienza, sono stati tolti, o almeno dovrebbero essere stati tolti dal mercato europeo a seguito di un pronunciamento della Commissione Ue.
Anche quella del cioccolato senza cacao è una mezza verità. La Ue ha indicato sei tipi di grassi vegetali con i quali si puo’ sostituire non più del 5% del burro di cacao, non ha stabilito che si puo’ fare il cioccolato senza cacao. Per altro, chi vuole puo’ continuare a fabbricare cioccolato “doc”, mentre i consumatori puristi possono sempre controllare la presenza di grassi vegetali scorrendo con attenzione la lista degli ingredienti.
Nelle bibite gassate di frutta il contenuto minimo di succo di frutta è del 12%. Poco, ma comunque non è corretto scrivere che le bibite gassate sono prive di frutta. Il produttore, per altro, puo’ aumentare a suo piacimento la quantità di frutta nella bibita.
L’Europa è matrigna, ma non attribuiamole colpe più gravi di quelle che ha già.
Le regole per la “fabbricazione” dei cibi e delle bevande sono importanti, ma la battaglia in sede comunitaria va condotta principalmente perché ai consumatori venga data un’informazione completa e corretta sull’origine delle materie prime e di tutti gli ingredienti che compongono un certo prodotto, anche se trasformato, e sullo stabilimento dove quel prodotto è stato lavorato, in modo che i consumatori possano scegliere con cognizione di causa ed evitare di comprare cio’ che non gli aggrada o ritengono nocivo.
L’informazione completa e corretta è fondamentale ed é alla base del consumo consapevole. In questo momento l’informazione che viene data sulle etichette dei cibi è, per disposizione comunitaria, in alcuni casi parziale, in altri casi nulla. In pochi casi completa e corretta.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte