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Lupi, pericoloso non fidarsi degli esperti


Prima dell’avvento di internet, quando si cercava un’informazione, si sfogliava un’enciclopedia dove si era sicuri che le voci erano compilate da degli esperti e ci si poteva fidare.

Ora la fonte di ricerca delle informazioni é il web, dove tutti possono scrivere qualsiasi cosa e dove diventa sempre più difficile distinguere ciò che è scientificamente fondato da ciò che è falso. E l’autorità degli esperti viene sistematicamente messa in discussione. Il dibatitto intorno al Piano di conservazione del lupo é un esempio di questo andazzo.

Settanta esperti sono stati convocati a Roma per stendere un Piano per la conservazione del lupo. Il Piano è fatto di 22 misure. La ventiduesima misura prevede un abbattimento controllato fino al 5% degli esemplari presenti sul territorio nazionale come misura estrema. il Piano è in linea con le direttive europee ed il progetto “grandi carnivori”.
In molti Paesi la gestione di questa specie in rapporto all’allevamento e all’agricoltura è già gestita in questo modo (vedi la vicina Francia). Ma il Piano non è ancora passato (sarà di nuovo esaminato in una prossima riunione della Conferenza Stato Regioni il 23 febbraio). perché gli “animalisti” si sono opposti. Non è il primo caso in cui, a seguito dello “scontro” tra esperti ed una minoranza vociante, la politica finisce con il dare ascolto alla minoranza vociante.

Alimentare la diffidenza immotivata nei confronti di chi è esperto, di chi ha studiato ed approfondito i problemi e della scienza in genere é molto pericoloso e non promette niente di buono per il futuro di questo Paese. Spiace rilevare che anche i mass-media danno più rilievo alle minoranze vocianti ed alle loro tesi rispetto al parere degli esperti.

Mentre a Roma si discute, Adialpi (Associazione Difesa Alpeggi Piemonte) ha scritto una lettera aperta per sollecitare l’approvazione del Piano Lupo ed ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali e alle altre associazioni degli allevatori di schierarsi a favore dell’approvazione del Piano. Come d’altronde la Cia del Piemonte ha già fatto.

Per Adialpi il Piano andrà rivisto. Le scelte e le strategie di gestione del lupo andranno discusse soprattutto a livello locale e in base alle esigenze del territorio, creando dei tavoli di lavoro e trovando delle soluzioni condivise da tutto il mondo agricolo. Ma nell’immediato è comunque fondamentale che il Piano per la conservazione del lupo nella stesura attuale sia approvato

Speriamo che quando finalmente si troverà un accordo sul problema del lupo, l’allevamento in montagna e la pastorizia esistano ancora e che nel frattempo i pochi margari e pastori rimasti non abbiano deciso di abbandonare.

Lodovico Actis Perinetto
presidente Cia Piemonte