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L’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo apre l’anno accademico e presenta la nuova piattaforma educativa


Mercoledì 20 febbraio è stato inaugurato l’anno accademico 2018-19 all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, alla presenza del rettore Andrea Pieroni, dei due nuovi rappresentanti degli studenti Cecilia Schuppisser e Shalom Simcha Elbert, del presidente dell’Università Carlo Petrini e con la partecipazione dell’economista Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna e adjunct professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University, che ha tenuto la sua Lectio Magistralis sul tema Agroecologia, foodtech e sicurezza alimentare: perché il trilemma deve essere sciolto”.

Il rettore Andrea Pieroni ha aperto il pomeriggio mettendo in luce i nuovi orizzonti che come Università, si è chiamati ad affrontare: “La nostra grande comunità mondiale si riconosce oggi camminare, per usare le parole del filosofo Nietzsche, su ‘una corda tesa su di una voragine’”.

“Oggi il compito più importante di un Ateneo sta esattamente in un percorso relazionale: la nostra Università deve continuare a farsi comunità più di altre istituzioni e contribuire ad affrontare le grandi sfide che segnano l’orizzonte delle nostre comunità e della Terra. Pollenzo lo sta facendo, declinando nella pratica quelle priorità evidenziate dalle Nazioni Unite attraverso i “Sustainable Development Goals” (SDG) per il 2030”.

Il rettore ha quindi sottolineato alcune peculiarità della didattica di Pollenzo: “Le scienze del viaggio, suggellate attraverso un centinaio di viaggi didattici che organizziamo ogni anno; la documentazione e la conoscenza dei prodotti alimentari di piccola scala e delle gastronomie del mondo (Arca del Gusto); il ponte costante con l’economia circolare esperito attraverso i field project e i tirocini sia con il mondo delle imprese, che con quello delle istituzioni”.

Ha proseguito il rettore illustrando i corsi presenti e futuri dell’UNISG : “Quest’anno accademico ha segnato l’avvio della nostra Scuola di Dottorato in ‘Ecogastronomia, Formazione e Società’; sono inoltre attivi 4 Master, tra i quali il nuovo Master of Creativity, Ecology and Education, con spazi di sperimentazione trans-disciplinari che gli studenti disegnano su di sé assieme ai loro docenti; dal prossimo ottobre prende il via un rinnovato Master of Applied Gastronomy: Culinary Arts e dal prossimo febbraio 2020 un nuovo Master in Raw Milk and Pastoralism. E ancora, partirà a luglio 2019 la prima Summer School pollentina, focalizzata sui temi della scienza in cucina, delle culture e dei linguaggi del vino. Alla fine del 2020 è in progetto il nuovo percorso del Master in Agroecology, che traccerà il tema del futuro dell’agricoltura”.

Accanto a ciò, ha aggiunto Pieroni: “L’Università di Pollenzo continua il suo percorso nel campo di nuove piattaforme educative a partire dalla proposta dell’Unversità Diffusa, che si accinge a trovare una prima sperimentazione qui in Piemonte, grazie al coinvolgimento di realtà imprenditoriali e amici dell’Ateneo. Mentre l’UNHCR ha rinnovato la partnership con l’UNISG per la formazione gastronomica dei rifugiati e dei loro formatori”.

Il rettore ha successivamente rimarcato: “Saremmo sfidati in futuro proprio sulle due traiettorie indicate dal SDG numero 4: quella del lifelong learning – imparare durante tutto l’arco della vita; e quella dell’inclusione, che per un’università del futuro pone il tema delle relazioni e che ha quindi, quale corollario indispensabile, la necessità di superare le discipline accademiche”.

“I nostri studiosi – ha aggiunto il rettore Pieroni – saranno chiamati a condurre le loro ricerche in chiave transdisciplinare, studiando il legame tra territori, comunità e gastronomie e i flussi di persone e di beni materiali ed immateriali che segnano il presente e la storia del Pianeta. A questo proposito stiamo costruendo due laboratori di ricerca e sperimentazione didattica che guarderanno all’Africa, al Vicino e lontano Oriente e all’Est Europa. Stiamo avviando una collaborazione con l’Università di Napoli “L’Orientale” sui temi delle culture del cibo in Africa Orientale e con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, grazie ad un grant di ricerca dell’ERC, sui saperi ecologici e gastronomici tradizionali e le loro mutazioni nei territori occidentali dell’Ex Unione Sovietica”.

Ha infine concluso il rettore: “Dobbiamo lavorare per far tornare di moda l’altruismo, concetto studiato non solo nelle scienze sociali, ma soprattutto nel mondo bio-scientifico da molti etologi. Vogliamo essere costruttori di una società di donne e uomini liberi e forti che non hanno paura dei propri limiti e di chiedere e offrire aiuto ai propri vicini. Questo percorso alto non può che partire dal cibo, perché più di altri oggetti e processi culturali universali, esso tocca le nostre vite e tutti gli aspetti principali delle crisi del presente. A voi studenti quello di essere protagonisti proattivi, di esplorare percorsi, di imparare a maneggiare gli strumenti teorici e metodologici proposti, possibilmente in gruppo e mai da soli, adattandoli alle vostre sensibilità ed alle sfide del mondo”.

I rappresentanti degli studenti, Cecilia Schuppisser e Shalom Simcha Elbert, hanno quindi portato il loro contributo: “Immaginatevi di essere una grande ricetta, in costante evoluzione, e in costante sviluppo, fatta di tantissimi ingredienti di ogni tipo, da tanti paesi e realtà diverse. Vorremmo ringraziare ogni ingrediente e insieme continuare a ricercare nuovi profumi, gusti, idee, perché questa ricetta è unica e in continua evoluzione. Gli ingredienti di Pollenzo sono comunità, inclusione, uguaglianza e curiosità”.

Stefano Zamagni ha incentrato la sua Lectio su come, di tutti i settori economici della contemporaneità, quello dell’agri-food è quello caratterizzato dalla più alta intensità di dilemmi, di natura sia etica sia politico-istituzionale.

Ha esordito l’economista: “Il primo dilemma dell’agricoltura di oggi è che si trova di fronte ad una scelta tragica: deve rispondere alla sfida di nutrire una popolazione in crescita a livello mondiale, senza che ciò possa mettere a repentaglio la sostenibilità ambientale. Il secondo dilemma chiama in causa i difficili rapporti tra l’agricoltura e gli altri settori dell’economia, in primis quello della finanza. Sappiamo che uno dei principali fattori responsabili del malfunzionamento del meccanismo di mercato è quello delle esternalità tecniche: è lecito concludere che nessuno si debba ritenere responsabile delle conseguenze negative che ricadono su coloro che sono soggetti terzi? No, non lo è, quindi correggere le conseguenze negative delle esternalità pecuniarie è questione di giustizia correttiva, perché coloro che ne sopportano il danno nulla hanno fatto per ‘meritare’ la punizione. Il terzo dilemma concerne la biodiversità: proteggere le specie vegetali o compromettere il processo di sviluppo?”.

Zamagni ha quindi proseguito affermando: “Come sciogliere quindi questi dilemmi? Si deve intervenire su tre fronti per risolvere il problema di come assicurare agri-food systems capaci di produrre cibo in quantità sufficiente per una popolazione in crescita e di ridurre, al tempo stesso, l’impatto ambientale complessivo”.

“Un primo fronte di intervento – ha spiegato il professore –  è quello di aumentare le rese delle colture in regioni quali l’Africa, l’America Centrale, l’est Europeo. Questo significa aprirsi all’agricoltura 4.0, ossia l’agricoltura di precisione: satelliti, droni, robot dotati di intelligenza artificiale, strumenti digitali. Il secondo punto è il fronte culturale, più specificamente, l’educazione ai regimi alimentari. È necessario avviare coerenti e robusti programmi di educazione alimentare in grado di informare in maniera non distorta i cittadini circa la differenza tra food safety e food security. Il terzo punto riguarda come intervenire sull’assetto economico-istituzionale dell’intero comparto agricolo-alimentare: oggi un pugno di mega-imprese detiene il controllo del mercato delle sementi e dell’agricoltura mondiale. Si tratta allora di operare per far sì che sostenibilità ambientale del cibo e valore nutrizionale dello stesso vengano sempre considerati insieme nel momento in cui si provvede a emanare leggi o regolamenti”.

Ha quindi concluso: “I problemi seri di un’agricoltura sostenibile e in grado di nutrire una popolazione in crescita sono connessi assai più a relazioni di potere diseguali che non alla insufficienza di conoscenze specifiche in ambito tecnico-scientifico. Ecco perché parlare di agricoltura, delle sue sfide e delle sue prospettive, come da anni va facendo questa Istituzione Accademica. L’alternativa che ci sta innanzi è tra subire passivamente i processi in atto oppure cercare di indirizzare il cambiamento profondo che già vediamo in atto verso livelli più alti di progresso civile.”.

Carlo Petrini, presidente dell’UNISG, ha chiuso la giornata: “Ci sono studenti da più di 50 paesi qui presenti: a voi studenti chiedo, sulla base di quanto abbiamo sentito dal rettore Pieroni, dal prof. Zamagni e dai due colleghi che vi hanno rappresentato, pensando a tutti i viaggi e le esperienze che accumulate qui a Pollenzo, di avere una visione globale e di lavorare per conoscere e proteggere la biodiversità nei vostri paesi. Inoltre vi ricordo che dobbiamo partire dal piccolo, con azioni quotidiane che sono il cambiamento: qui da Pollenzo iniziamo a ridurre lo spreco alimentare, a mangiare meno carne, a consumare meno plastica ed attivare una piccola economia circolare. Per essere gastronomi virtuosi si parte da qui”.