Lo scandalo delle pesche di Cuneo, vendute in estate e pagate ai produttori a Carnevale dell’anno successivo
La maggior parte dei produttori cuneesi di pesche sta ricevendo soltanto in questi giorni il pagamento della frutta consegnata in estate. La situazione è preoccupante e fa luce sulle pratiche sleali che danneggiano la nostra agricoltura.
Se le scorse annate il saldo delle pesche arrivava intorno a Natale, quest’anno il pagamento slitta addirittura a Carnevale. “È un ritardo ingiustificato – denuncia il delegato confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo – che strozza gli imprenditori agricoli tenuti a sostenere i costi di produzione per la gestione dei frutteti e i costi per la raccolta e la consegna delle pesche ai magazzini, a tempo debito e senza indugio. Al contrario di chi ha venduto quelle pesche sui banchi della grande distribuzione, che ha incassato a luglio e agosto 2018 il prezzo pagato dai consumatori ma ha aspettato oltre sei mesi per liquidare i nostri agricoltori”.
“Il più delle volte – aggiunge Moncalvo – il produttore non partecipa alla formazione del prezzo ed essendo il primo a vendere, ma l’ultimo ad essere pagato, viene lasciato solo a pagare i costi delle pratiche sleali, delle storture del mercato e delle eventuali inefficienze degli altri attori della filiera”.
Ne consegue che ai produttori agricoli vengono riconosciute quotazioni con cui a malapena riescono a sostenere i costi di produzione. È il caso del prezzo delle pesche pagato in queste settimane agli imprenditori, che si attesta mediamente intorno ai 30-35 centesimi per il prodotto di prima qualità. Per giunta soltanto pochi operatori aderiscono alla rilevazione del prezzo di vendita del prodotto agricolo lavorato, dato utile sia a rendere trasparente il margine di guadagno lungo tutta la filiera sia a fornire un valore di riferimento agli attori in caso di contenzioso.
Attendiamo con urgenza la definitiva applicazione della Direttiva europea che Coldiretti ha ottenuto per contrastare le speculazioni da parte dei poteri forti dell’industria e della distribuzione a danno degli agricoltori. Un passaggio fondamentale per il futuro del settore agroalimentare europeo – la definisce Moncalvo – per rendere più equa la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli, senza alcun beneficio per i consumatori”.